Chiesa di Rieti

Rosario meditato e processione: i frati di San Rufo ricordano padre Kolbe

Il 14 agosto, nella chiesa di San Francesco a Rieti, la fraternità interobbedienziale di San Rufo propone un momento di preghiera e una processione aux flambeaux nella ricorrenza della morte di padre Massimiliano Maria Kolbe

I frati di San Rufo durante l’anno ricordano confratelli particolarmente significativi per la Chiesa e per il mondo intero, e in agosto una figura di particolare rilievo è quella di padre Massimiliano Kolbe. Un nome che riconduce ai campi di sterminio, luoghi di bestemmia, periferia disumana ed atea, ma anche alla testimonianza di fede di tanti uomini e donne sono anche fecondi di santità che la Chiesa mostra come seme e sorgente per le generazioni future.

Padre Massimiliano è stato canonizzato il 10 ottobre 1982. Raimondo, questo è il suo nome di battesimo, nacque a Zdunska Wola nel 1894, in una Polonia spezzettata e preda dei vari stati confinanti. Sua madre, vedova e povera, sarà l’unico sostegno della sua infanzia. Le prime nozioni scolastiche le avrà da un prete ed al farmacista del paese. L’Ordine dei frati minori conventuali sarà la sua seconda famiglia, grazie alla quale potrà formarsi. Un percorso portato a pieno compimento a Roma, presso la Pontificia Università di San Bonaventura. Laureato a pieni voti, non potrà per ragioni di salute insegnare come desideravano i suoi superiori. Malato di tubercolosi dedicherà tutta la sua pastorale a condividere l’esperienza francescana, portando avanti con rinnovato zelo l’apostolato mariano, inventando la Milizia dell’Immacolata.

A Grodno, oggi in Bielorussia, dove si trovava per curarsi, attira molti giovani desiderosi di condividere l’esperienza francescana. Con tanti di loro inizierà una forma di vita nuova in convento, chiamato “Città dell’Immacolata”. Lo stesso accadde a Niepokalanow, fino ad arrivare a settecento frati dai più svariati mestieri, uniti dalla “causa dell’Immacolata”, specialmente nel campo giornalistico.

Lungi dall’arrocarsi in convento, padre Kolbe uscirà dai confini polacchi e si recherà in Giappone. A Nagasaki fonderà un’altra “Città di Maria”, con una tipografia che spedirà migliaia di copie del “Cavaliere dell’Immacolata” nelle case dei giapponesi. Collaborando con protestanti, buddisti ed ebrei si propose di ricercare il “fondo di verità” presente in ogni religione.

Tornò in Polonia per curarsi, con la seconda guerra mondiale alle porte, forse presagendo la sua fine e quella della sua opera. Avrebbe potuto prendere la cittadinanza tedesca, vista l’origine del suo cognome, ma rifiutò per poter condividere la condizione degli ebrei. Fu internato ad Auschwitz il 17 febbraio 1941 e addetto al lavoro più umiliante: il trasporto di cadaveri su una carriola. Ma tra i prigionieri primeggiava la sua dignità di uomo e di sacerdote. «Padre Kolbe era come un re in mezzo a noi», testimonierà un compagno di prigionia. Fuggito un prigioniero, secondo l’inesorabile legge del campo, dieci internati vennero destinati al bunker della morte. Kolbe si offrirà in cambio di uno di loro. Quella cella venne così trasformata in una perla di preghiera, fatta di un sussurro pietoso. Il 14 agosto del 1941, padre Kolbe, malato da sempre, era ancora vivo. Era però rimasto in cella da solo e per non mandare la cosa troppo per le lunghe si decise di abbreviare la fine con una iniezione di acido fenico. Nel forno le sue ceneri si mescoleranno con quelle degli altri.

Martire della carità e della fede e grande figura francescana, con la sua testimonianza padre Kolbe ha ridato nuova linfa all’ordine dei frati minori conventuali. «A volte – disse – penso che, con il tempo, alla denominazione dei frati minori verrà ad aggiungersi dell’Immacolata. Allora spariranno le differenze fra Cappuccini, Conventuali e Osservanti e rimarrà una sola grande famiglia frati minori, uniti ed operanti nell’Immacolata».

Un pensiero che in qualche modo anticipa e l’esperienza della fraternità minoritica interobbedienziale nata a Rieti. E proprio i religiosi di San Rufo il 14 agosto ricorderanno padre Massimiliano nella chiesa di San Francesco, con una processione che partirà dal sagrato anticipata dalla preghiera del rosario, meditato attraverso i suoi scritti.