Cultura

Roma: 5 curiosità su simboli e luoghi della capitale

Perché i sampietrini si chiamano così? Qual è il ponte più antico della capitale? La Città Eterna tra storia e leggende. Scopriamole insieme

I sampietrini

Chiunque sia stato a Roma, sa che col termine “sampietrini” si intende il lastricato tipico del centro storico della capitale. Ma sapete perché si chiamano così? Il nome “sampietrino” o  “sanpietrino” (detto anche “selcio”)  deriva dal luogo in cui  questo piccolo blocco di selce, estratto dalle cave poste ai piedi dei Colli Albani e dalle zone vulcaniche del Viterbese, è stato utilizzato per la prima volta, che è per l’appunto piazza San Pietro. Inventati nel Cinquecento, per agevolare il passo delle carrozze, i sampietrini rappresentano ormai un tratto distintivo di Roma. Tuttavia, non tutti i cittadini li amano, e c’è chi vorrebbe sostituirli con l’asfalto, tanto che nel 2014 il Campidoglio aveva progettato di sostituire la storica pavimentazione della capitale con un manto stradale dalla manutenzione meno costosa e più sicuro per auto, motorini e bus. Un’idea che però ha fatto storcere il naso a molti cittadini. In passato, qualcuno avrebbe anche proposto di venderli ai turisti: sembrerebbe infatti che i sampietrini siano molto amati soprattutto dai cinesi.

Il Colosseo

Entrato a far parte dell’elenco aggiornato delle 7 meraviglie del mondo moderno, il Colosseo è il simbolo della storia di Roma. Il più grande anfiteatro del mondo, commissionato intorno al 70 dopo Cristo dall’imperatore Vespasiano, come dono al popolo romano, rappresenta oggi solo 1/3 della costruzione originaria. Ma perché si chiama così? Le origini del nome sono ancora avvolte nel mistero. Secondo la teoria più accreditata, il nome “Colosseo”, che nel medioevo ha sostituito l’originale “Anfiteatro Flavio”, deriverebbe dalla statua del Colosso di Nerone, che sorgeva a pochi metri dall’anfiteatro. Tuttavia, c’è chi sostiene derivi dal luogo in cui sorge, anticamente denominato “Collis Isei” da un tempio di Iside edificato sul Colle Oppio. Secondo una leggenda piuttosto macabra, anticamente il Colosseo sarebbe stato un tempio pagano, dove si adorava il demonio, e il nome deriverebbe dalla domanda  “Colis Eum?” (“Adori lui?”), che i sacerdoti ponevano agli adepti al termine di ogni rito. Marziale racconta che nei primi anni dopo l’inaugurazione del Colosseo si tennero anche le naumachie, ovvero le battaglie navali, riprodotte in un apposito bacino che poteva essere riempito d’acqua, ma gli archeologi moderni sostengono che furono abbandonate, perché erano necessari molti preparativi per riempire l’arena ad un’altezza sufficiente per potervi far galleggiare le navi.

Monte Testaccio

lI nome Monte Testaccio deriva dal latino “testa”, ovvero “coccio”. Questo perché il monte è formato dai frammenti delle anfore scartate dal vicino porto sul fiume Tevere, la principale via di rifornimento della Roma imperiale. Il Monte Testaccio ha un perimetro di 700 metri circa, un’altezza massima di 45 metri ed una superficie di circa 22.000 metri quadrati, con circa 25 milioni di cocci di anfore accatastati. Per la maggior parte, le anfore erano destinate al trasporto di olio, per essere poi scaricate ed accumulate una volta svuotate nel porto. Oltre ad essere utilizzato come una vera e propria discarica per lo smaltimento delle anfore, fino al 1470 il Monte Testaccio è stato il luogo designato per le feste del carnevale, durante le quali ci si divertiva con giochi cruenti, che consistevano nel lanciare animali giù dal monte, come maiali, tori e cinghiali, che i vincitori avrebbero poi trafitto con le loro spade.

Isola Tiberina

Come nasce l’Isola Tiberina? Numerose sono le leggende legate all’origine di quella che, secondo alcuni, è l’isola più piccola abitata al mondo. Lunga poco più di 300 metri e larga non più di 90, collegata alle sponde del Tevere dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabricio, l’isola vanta diverse leggende sulla sua origine misteriosa. La più antica risale al 509 a.C. quando, spodestato Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, il popolo, in segno di odio verso il tiranno, gettò nel Tevere l’enorme deposito di grano del re, i cui covoni andarono a formare un’isoletta. La leggenda più famosa, risale invece al 291 a. C. e racconta di una nave che in seguito ad un’epidemia scoppiata a Roma, salpò verso Epidauro, in Grecia, città sacra ad Esculapio, dio della Medicina, per chiedere clemenza. Mentre si svolgevano i riti propiziatori, un serpente si introdusse nella nave romana. I saggi lo interpretarono come un segno divino e ripartirono per Roma con il serpente a bordo. Giunti all’altezza dell’isola Tiberina, il serpente sgusciò fuori dalla nave e scomparve sull’isola. In quel luogo fu dunque edificato il tempio ad Esculapio, la cui posizione coinciderebbe con l’attuale chiesa di S.Bartolomeo.

Ponte Fabricio

Forse non tutti sanno che il Ponte Fabricio è il più antico della capitale esistente nella sua composizione originaria. Rispetto a Ponte Milvio, realizzato nel 200 a.C., o al Ponte Sublicio, che risale al 600 a.C, entrambi originariamente in legno e più volte ricostruiti, Ponte Fabricio è rimasto integro da più di 2000 anni. L’antichissimo ponte collega l’Isola Tiberina alla terraferma sul lato orientale, verso Campo Marzio, ed è lungo 62 metri. Per i romani, il Ponte Fabricio è noto anche come il “ponte quattro capi”. Secondo una leggenda popolare, questa denominazione sarebbe legata ad una profonda discordia fra quattro architetti, che erano stati incaricati da Sisto V del restauro del ponte, il quale, alla fine dei lavori, li condannò alla decapitazione sul posto, facendo erigere, a ricordo del loro lavoro, un monumento con quattro teste in un unico blocco di marmo. Orazio, invece, aveva indicato il Ponte Fabricio come il luogo da dove comunemente ci si suicidava, con il gesto di coprirsi la testa prima di gettarsi nel Tevere.

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