Riordino delle province: ci vogliono consapevolezza e determinazione

Questo Tempo impone di affrontare problematiche decisive per il futuro del nostro territorio e purtroppo arriviamo a questo appuntamento in una condizione molto difficile; da un lato la disarticolazione delle istituzioni che hanno governato i nostri processi territoriali per quasi un secolo, dall’altro una debilitazione della Politica che, colpevole di aver assecondato sistemi di selezione della classe dirigente assolutamente inadeguati, ha favorito prassi intollerabili che hanno travolto la credibilità e funzionalità delle Istituzioni, in un quadro anche di grandi bisogni del Paese.

In questo preciso momento, i cittadini della Provincia di Rieti si trovano senza un Governo Regionale e con una Provincia in via di dissoluzione.

In questo preciso momento, i settantatre Comuni della Provincia si trovano prossimi a perdere il coordinamento, non solo amministrativo, che in questi anni ha assicurato l’Ente provinciale ed inoltre, proprio mentre si sta avviando un massiccio riassetto istituzionale, non possono contare neppure su una Regione Lazio nel pieno delle sue funzioni.

La nostra Provincia è fatta di esperienze municipali spesso microscopiche che rischiano di avviarsi al riordino senza i punti di riferimento minimi indispensabili a conquistare un vitale equilibrio all’interno del prossimo ed imminente nuovo assetto. Non è dato ancora sapere quali contenuti avranno i provvedimenti con i quali il Governo disporrà il riordino istituzionale del Lazio, ma è certo che:

  • tra breve vivremo in una Regione Lazio che ha una grande città metropolitana di 2 milioni e 700 mila abitanti a fronte di una popolazione di 5 milioni e 800 e due luoghi, uno a nord e uno a sud, con un peso, politico, storico, culturale, economico ulteriormente diminuito dalla disomogeneità delle popolazioni accorpate;
  • per quanto riguarda il nostro territorio, il riordino avverrà tra la Provincia di Viterbo con circa 320.000 abitanti e già oggi capofila della operazione e quella di Rieti con poco più della metà della popolazione;
  • la neo-Provincia sarà chiamata a svolgere le funzioni di:
    a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza;
    b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale nonché costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;
    c) programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica relativa alle scuole secondarie di secondo grado;
  • torneranno invece alla Regione Lazio deleghe (viabilità, urbanistica, Formazione…) negli anni scorsi conferite alle Province.

Tale operazione avviene all’interno di un progetto di riordino ispirato ad un disegno statuale centralistico di cui costituisce un altro tassello “lo schema di decreto legislativo d’urgenza recante disposizioni in materia di finanza e di funzionamento degli Enti locali” approvato dal Governo il 5 ottobre, che impone ambiti di manovra ancora più stretti all’autonomia locale.

Normalmente i processi di riordino e accorpamento istituzionale sono accompagnati da un incremento di risorse e funzioni allo scopo di agevolare i nascenti equilibri e tranquillizzare così i soggetti chiamati a realizzarli; di tutt’altro tenore è il contesto attuale, dal momento che il processo di riordino tra Viterbo e Rieti, che pure si presenta assai difficile da gestire ed attuare tra due realtà prive di autentiche affinità territoriali, si colloca in un quadro di ristrettezze di risorse e funzioni, tutt’altro che temporaneo.

Non possiamo dubitare della buona volontà anche dei viterbesi di agire per realizzare una comune occasione di crescita e di sviluppo, ma non è opportuno che il nostro territorio si avvicini a questo appuntamento storico e decisivo per il futuro non solo nostro, ma del Lazio tutto, con un “coro di voci”.

Bisogna essere capaci di rappresentare la ragguardevole pluralità delle caratteristiche dei nostri borghi e la complessità delle caratteristiche della nostra Terra avendo ben chiare le priorità e le interconnessioni della nostra realtà attuale, senza lasciare nessuno indietro, ma essendo consapevoli che o si resta uniti nella rappresentanza di quella che fu la Provincia reatino-sabina, o il Lazio non sarà più quello di oggi rischiando di non ricomprendere più tutti i territori attuali, a causa di spinte centrifughe che già si stanno manifestando.

Una volta costituita la neo-Provincia seguiranno nell’immediato fenomeni di razionalizzazione organizzativa di tutte le strutture istituzionali oggi di livello provinciale (Prefettura; Provveditorato agli Studi; uffici regionali; Agenzie dello Stato…) ed altrettante razionalizzazioni avverranno se permarrà l’attuale crisi economia di livello europeo, con la generazione di ulteriori manovre di spendig review (nei comparti Sanità, Giustizia…) in un Tempo in cui però già saremo una provincia Tusco-Sabina ed allora, a pesare potrà essere soltanto la lungimiranza comune e la coesione, pena in difetto l’ulteriore indebolimento del nostro territorio.

Nel contempo la neo-Provincia non potrà non affrontare con la Regione Lazio – seppure nei limiti delle incerte norme governative che sopraggiungeranno – la questione della gestione delle deleghe retrocesse a livello regionale e che nell’ambito della autonomia statutaria è opportuno tornino a trovare la loro attuazione in forma decentrata, pena la ricostruzione di strutture centralizzate a livello romano che hanno dimostrato, anche alla luce delle recenti vicende, tutti i loro evidenti limiti.

In vista di un confronto tra Rieti e Viterbo fondato su criteri di leale e fattiva collaborazione, è dunque auspicabile che si costituisca rapidamente una commissione composta dai rappresentanti dei sindaci (a partire da quello dell’attuale Capoluogo), dei consiglieri e amministratori dell’attuale Provincia di Rieti per elaborare proposte progettuali volte a coordinare il processo di accorpamento della Provincia di Rieti con quella di Viterbo, così per ideare proposte per il governo delle relazioni istituzionali tra la costituenda Provincia e la Regione Lazio ed infine per studiare nuove forme di aggregazione tra piccoli comuni volte a consentire livelli adeguati di servizi per i territori marginali.

La sfida del riordino questa volta deve essere affrontata sul campo senza solitudini e con consapevole determinazione.

One thought on “Riordino delle province: ci vogliono consapevolezza e determinazione”

  1. fortunato prenestini

    Sono per la totale abolizione delle province e trovo estremamente ridicolo il cercare deroghe per presunte specificita’.Tutta l’Italia ne e’ piena.
    Per quel che riguarda Rieti, provincia collage creata artificialmente dal fascismo e artificialmente aggregata, non si sa perche’, al Lazio storico, faccio una previsione.
    Amatrice e Accumoli nelle Marcheper motivi geografici, Antrodoco e il suo circondario e la Valle del Salto, in Abruzzo per motivi storico-culturali.
    Infine, Greccio e la Valle Santa, Rieti e, ovviamente Leonessa in Umbria, come del resto prima del 1927.
    Purtroppo per voi, per oltre 80 anni vi siete retti su Rieti capoluogo-collage, ma ora che il gatto balla, vedrete che i sorci tenteranno di rientrare.
    Il fascismo e’ stata la piu’ grande tragedia d’Italia, proprio perche’ dettava tutto dall’alto.

Comments are closed.