Rieti, tutti Charlie, ma non troppo

Saremo pure tutti Charlie, come sta scritto sul balcone del Comune. E la rivista satirica francese può pure andare esaurita di prima mattina. Ma la manifestazione per la pace ed il dialogo tra le religioni organizzata da Comune di Rieti, Ufficio Missionario Diocesano, Comunità Islamica, Movimento Cristiano Lavoratori e la Fondazione Amici del Cammino di Francesco non ha riscosso un successo memorabile.

Ed è un peccato, perché i contenuti, gli spunti di riflessione, l’occasione per conoscersi c’erano tutti. Sarà che l’onda emotiva e mediatica dei fatti di Parigi s’è già esaurita, ma nei fatti, ancora una volta, Rieti è sembrata distratta, poco unita, poco incline alla partecipazione.

La manifestazione è iniziata quando è arrivato in piazza Vittorio Emanuele II l’Imam Saydawi Abdel Hamid, Presidente della Federazione Islamica del Lazio. I convenuti, con qualche candelina in mano, si sono stretti in cerchio per ascoltare le diverse voci di pace.

Tutt’attorno il chiacchiericcio e il rumore di piazza, con il solito via vai per via Roma. Come se quella della pace fosse una tesi banale, sentita tante di quelle volte da non dover di nuovo essere ridetta, ripensata, ripresentata. Come se in fondo in fondo, approfittando senza imbarazzo dell’essere alla periferia di tutto, la città pensasse che nulla di ciò che accade possa davvero riguardarla e interessarla.

Ma non c’è da recriminare. Ogni luogo ha le sue vocazioni.