A Rieti, sulla vicenda mattatoio, va forte il pret a porter

A Rieti, sulla vicenda mattatoio, va forte il pret a porter. Ieri era quello della delega dell’assessore Pariboni, oggi quello della giornalista de «Il Messaggero» “Lancia.a”, alla quale verrebbe da ribattere, parafrasando il mitico principe De Curtis: “contraria sarà Lei!”.

Per venire alle questioni poco poco più serie, quelle che riguardano le persone in carne ed ossa, e la loro sopravvivenza, e per quello che riguarda lo specifico del mattatoio di Rieti e le cose emerse nell’incontro che si è tenuto nella stanza del Sindaco tra l’Amministrazione Comunale e i rappresentanti di CGIL CISL e UIL e delle Associazioni degli Agricoltori, su cui la giornalista Lancia.a, che sembra essere presente all’incontro, riferisce su «Il Messaggero» di Rieti del 12 marzo 2014, la Flai Cgil ribadisce e specifica quanto segue.

La vicenda del Mattatoio di Rieti è delicata e va manipolata con cura. Ciò significa che non può essere affrontata come uno scoop, da parte di nessuno, e questo per le seguenti ragioni.

La gestione industriale secca del mattatoio non può reggere, stando ai parametri di una economia occidentale, dove come è risaputo lo sfruttamento è consentito ma la schiavitù abolita, così come non reggono le gestioni dei circa sette mattatoi della provincia di Rieti.

Le vicende del passato tengono inchiodato il mattatoio ad un prevedibile fallimento, perché nella situazione data nessun operatore/gestore, minimamente serio ed affidabile, è disponibile ad entrare nella partita.

Cambiare la situazione data sarebbe auspicabile per tutti, ma comporta l’assunzione di alcune responsabilità; trovare risposte concrete per gli operatori che fin qui hanno gestito la baracca, immaginare un piano di assetto del territorio che sia impostato sul concetto di filiera, dove c’è il contributo di tutti, dal piccolo allevatore alla industria multinazionale, prendendo da ciascun operatore il meglio di quello che può dare come contributo e restituendo in cambio il giusto corrispettivo.

La idea di affidare il servizio del mattatoio ad un “commerciante” della carne, “notizia” che viene fatta circolare negli ambienti, corre il rischio di dare il colpo di grazia alla economia legata alla agricoltura ed alla zootecnia del territorio senza dare, peraltro, alcuna certezza del rientro degli oneri a carico delle amministrazioni comunali, e quindi della collettività, oneri derivanti dal possesso stesso dei mattatoi.

Detto tutto questo, ovviamente, controluce rimane la domanda di fondo: “cosa vuole fare di se questo territorio?”

Da questo punto di vista, sì, è la CGIL che continua a chiedere delle risposte.

p.s.: Indro dove sei?