Rieti, sequestrati 10.000 articoli contraffatti o dannosi in un bazar

È sempre alta l’attenzione delle Fiamme Gialle a contrasto delle violazioni alle leggi sul commercio, sul codice del consumo e sulla sicurezza dei prodotti nonché alla tutela del “made in Italy” che tanti danni causa – soprattutto in un periodo di crisi come questo – alle nostre aziende nazionali.
In un bazar cittadino di recente apertura sono stati sequestrati oltre 10.000 prodotti di varia natura come detergenti, materiale per telefonia mobile, calcolatrici, articoli elettrici, tessili da abbigliamento, scarpe e stivali.

Il legale rappresentante della ditta, un quarantasettenne di origine cinese, è stato denunciato alla locale Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti con segni mendaci e frode nell’esercizio del commercio. Sono state, inoltre, irrogate sanzioni amministrative, di competenza della Camera di Commercio, per un ammontare di 280 mila euro.

Tale merce, il cui valore commerciale è stato stimato intorno ai cinquantaduemila Euro, in alcuni casi era sprovvista del marchio CE, nonché delle etichettature minime previste, in altri casi riportava il marchio CE contraffatto e/o la falsa dicitura “made in Italy”, camuffando così l’origine dei prodotti ed in spregio ai requisiti di garanzia e sicurezza per il consumatore. Sono in corso ulteriori indagini tese ad individuare altri responsabili nella filiera di tali illeciti.

La contraffazione è una tipica e purtroppo diffusa manifestazione di illegalità economico-finanziaria, strettamente connessa con l’evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavoro nero e irregolare, con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché con il riciclaggio ed il reimpiego dei proventi illeciti.

Annualmente e periodicamente, notevoli sono i danni risultanti delle attività criminali collegate alla contraffazione e all’abusivismo. Stando alle cifre diffuse da fonti ufficiali e da organismi di ricerca, il giro d’affari della c.d. “industria del falso” ammonterebbe nel nostro Paese a quasi 7 miliardi di euro. Uno studio del CENSIS, commissionato dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, in particolare, quantifica il peso della contraffazione, in termini di mancato gettito per l’erario, in quasi 5 miliardi di euro, pari al 1,74% del totale delle entrate tributarie.

Vi si aggiunga inoltre la distorsione delle regole dell’economia conseguenti al rischio di fallimento che corrono gli imprenditori i quali, posizionandosi invece nel circuito legale, devono competere con produttori privi di scrupoli che utilizzano mano d’opera sottopagata, anche minorile, spesso in disprezzo di tutte le norme, compreso quelle ambientali, con conseguenti danni all’ecosistema il cui peso ricade sempre sulla collettività.

Ultime, ma sicuramente non meno importanti, sono le conseguenze negative che si rilevano da fattori di rischio alla salute ed alla sicurezza per i consumatori in genere e, in particolare, per i bambini.