Rieti, salviamo l’ospedale?

La sanità locale è sempre più in difficoltà, presa tra la mancata sostituzione di chi va in pensione e i tagli alla spesa. E le cose non sembrano destinate a migliorare.

Ad un anno di distanza dal nostro primo contatto, e continuando a rispettare la sua scelta di anonimato, torniamo a parlare del sistema sanitario con l’amministratore della pagina Facebook “Salviamo l’Ospedale di Rieti”, un “profilo” che nell’ultimo periodo ha visto quasi raddoppiare i propri aderenti, superando quota 2000.

Un anno fa, quando ci siamo sentiti per la prima volta, i problemi del De’ Lellis non erano ancora esplosi. Oggi sono sotto gli occhi di tutti…

Non erano difficili da prevedere! Dopo il declassamento di Magliano ed Amatrice cosa c’era da aspettarsi? Forse il nostro amor proprio – un po’ provincialotto – ci fa dimenticare di essere un territorio abitato da circa 160.000 abitanti. In una regione in cui vivono più di 5.700.000 persone contiamo poco più di niente. E contano poco pure i nostri rappresentanti alla Pisana. Magari a vederli da qui sembrano importanti, ma politicamente hanno assai poco da esibire. Di conseguenza, sapendo che da qualche parte la Regione avrebbe ancora tagliato, non era così difficile prevedere il disastro.

La riduzione della spesa sanitaria dipende dai debiti creati da anni di cattiva gestione delle aziende sanitarie. Almeno in questo c’entra la politica…

No, anche in questo conta poco. Gli uomini e le donne che identifichiamo come “la politica” hanno un ruolo di superficie. I loro interventi galleggiano su una sanità privata che da anni ha colonizzato quella pubblica. E nel modo peggiore.

Perché le logiche del mercato sono state introdotte nel sistema pubblico?

Macché! C’è una distorsione molto più profonda. Facciamo un esempio: se davvero il pubblico avesse accolto il metodo d’impresa, non ci sarebbero le code d’attesa e non si taglierebbero i posti letto. Ve la immaginate una azienda che di fronte all’aumentare della domanda non aumenta l’offerta? Siccome non accade viene il sospetto che ci sia l’interesse a non far funzionare le cose. Magari perché a qualcuno conviene soddisfare il bisogno di salute delle persone al posto della cosa pubblica. Quante volte, di fronte ad un esame, sentiamo dire: «la lista d’attesa è troppo lunga. Conviene pagare, fare l’esame da questo o da quello». Ecco in sintesi il problema: ci sono forze che allungano le code pubbliche per accorciare la strada verso il servizio privato…

Sì, ma la Sanità pubblica non si paga o quasi, quella privata sì. Nei fatti la prima non ha i fondi per soddisfare pienamente i bisogni…

Che sciocchezza. Il “pubblico” siamo io, tu e tutti gli altri cittadini. Se abbiamo i soldi per mantenere la sanità privata – che ci guadagna – figuriamoci se non ci possiamo permettere di mantenere quella pubblica, che oltre tutto non dovrebbe fare utili…

Ma nel pubblico c’è la malagestione, lo spreco. Da lì proviene il debito che rende necessari i tagli.

Non è che il settore pubblico sia sprecone per definizione, mica è una condizione naturale e inevitabile. Occorre piuttosto domandarsi se la nomina di alcuni dirigenti con le mani bucate non venga fatta proprio per garantire le rendite di certi settori privati. In fondo le campagne elettorali sono costose e nella sanità privata i soldi non mancano. Qualcosa bisognerà pur restituire…

Comunque sia, gli utenti si lamentano, ma alla fine si adeguano e vanno nelle cliniche a pagare gli esami…

Non c’è da biasimarli. Il fatto è che la salute non è un bene voluttuario, un lusso. Di fronte alla paura che suscitano il dolore o l’emergenza, all’angoscia che deriva dall’attesa, le scale dei valori cambiano. La nausea che provocano certi ricatti è facilmente superata dal bisogno di risposte immediate. E alla fine ci si vergogna pure a chiedere la fattura. Pare quasi che ci sia stato fatto un piacere. Che vale un pezzo di carta davanti a sei mesi o un anno di attesa evitati?

Ma allora come lo salviamo questo ospedale? Se non possiamo chiedere alla politica cosa ci rimane?

Bella domanda. Non è che una pagina su Facebook possa risolvere i problemi e combattere contro gli enormi interessi in campo. Quello che possiamo fare è sforzarci di comprendere a fondo la situazione. Una forte consapevolezza collettiva sarebbe un notevole deterrente per certe vigliaccate fatte alle spalle di chi sta male. Se oggi qualcuno può approfittare delle sofferenze altrui e farci i soldi è perché si muove in un clima di indifferenza. Che poi è un altro modo di manifestarsi dell’approvazione sociale…

Ma ci sono i comitati di protesta, le marce, i forum on-line e off-line…

Sì, sì, è vero, c’è tanta indignazione. Ma in gran parte è solo di facciata. Quasi a nessuno importa davvero di quello che gli accade intorno. Raramente la protesta si accompagna alla comprensione dei problemi. Pare di sentire le lamentele delle pecore quando le si toglie dal pascolo per rinchiuderle nel recinto. Ci siamo abituati ad essere carne da macello: è questo il guaio.

One thought on “Rieti, salviamo l’ospedale?”

  1. Fabio

    Beh…310 014 a l’Aquila…. 160.467 a Rieti…!!!
    A Rieti la colonscopia per questioni GRAVISSIME DI DIARREA CONTINUA MI VIENE FATTA TRA UN ANNO E SEI MESI !!! A l’aquila tra DUE MESI !! Senza contare che e’ un anno che aspetto e mai NESSUNO HA CHIAMATO PER POSTI LIBERATI ! ADa l’Aquila invece mi hanno contattato e la faro’ tra NEMMENO VENTI GIORNI PERCHE’ SI E’ LIBERATO UN POSTO !!! Vogliamo parlare dei dentisti ???? Per curarsi un dente occorrono 9 MESI !! Visto che danno appuntamento ogni TRE MESI E CHE PER CURARNE UNO SOLO TI FANNO ANDARE TRE VOLTE !! In privato al costo di 45 euro con due volte lo chiudono !!! CON LA ASL 30 EURO….ma per quando hai finito di curarne uno…..TE SERVE LA DENTIERAAAAAA !!! Ma lo buttassero giu’ l’ospedale e la asl di rieti che tanto servono solo a fa’ mangia’ i “SIGNORI” CHE CI “OZIANO” !!! Tra l’altro non CI DIMENTICHIAMO CHE SPESSO TI “MANDANO DA RIETI” PRESSO ALTRE STRUTTURE !!! E DI L’AQUILA E DI AMATRICE !!! Altra ragione per CHIUDERLO !

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