Città e futuro

Rieti e un treno chiamato Utopia

La centralità delle infrastrutture, a partire da quelle per la mobilità, è una priorità assoluta per la provincia di Rieti. Sul tema proprio la Chiesa di Rieti ha raccolto nel recente passato una forte convergenza, tornata in primo piano in questi giorni dopo una riunione dei vertici istituzionali. Ma quanto sappiamo davvero guardare lontano?

Può capitare che dall’incrocio dei notiziari nazionali con le cronache locali sortisca qualche cortocircuito. Un esempio lo si coglie a proposito di valli e treni. Nel nord Italia c’è una valle alpina che discute e fa discutere intellettuali e governo sul fare o non fare una ferrovia ad alta velocità. L’opera è progettata e finanziata da anni e fa parte di una strategia continentale della mobilità, ma si trova sempre sul punto di arenarsi per la resistenza opposta dai residenti, che danno vita a presidi, picchetti, marce e manifestazioni.

Nel centro Italia, a rovescio, c’è una valle, per di più santa, che da decenni si arrovella su una ferrovia apparentemente impossibile da ottenere. Forse per questo, a dispetto di un’utilità unanimamente riconosciuta, non si ricordano particolari pressioni popolari per ottenere la messa in cantiere.

Eppure si dice che l’infrastruttura porterebbe finalmente il reatino fuori dall’isolamento, favorendo i commerci, il turismo, il collegamento con una Capitale tanto vicina quanto faticosa da raggiungere. Su questo in passato la politica ha fatto molta propaganda, ma anche qualche azione concreta. E forse è anche la continua delusione delle aspettative a non far scaldare più di tanto i cuori per l’argomento.

Ma ad incidere sulla mancanza di entusiasmo potrebbe essere anche qualche ragionamento dal respiro corto. Come quando si sottolinea, non senza ragioni, che il territorio reatino ha poco peso economico e sociale. Come può dunque pensare di ottenere una nuova, costosa ferrovia? Per posare le rotaie tra Rieti e Passo Corese ci vorrebbero circa 800 milioni di euro, che le esangui casse dello Stato potrebbero destinare a un’area considerata meno marginale.

Questa analisi costi-benefici sembra però miope e malposta. Se in passato il capoluogo sabino è stato dotato di una strada ferrata, è perché ieri come oggi è favorito da una posizione per nulla marginale, ma centrale e strategica. Non a caso, oltre che un servizio per le persone, la stazione è stata per lungo tempo un efficace scalo merci. E mentre noi oggi guardiamo quell’edificio abbandonato più come un problema che come una risorsa, altri territori immaginano di raggiungere in treno Rieti per poi proseguire diritti verso Roma.

È il caso delle Marche, che sono riuscite ad impegnare il Governo a produrre uno studio di fattibilità sull’eventuale realizzazione della cosiddetta “Ferrovia dei due mari”: per unire il Piceno a Roma, passando per il reatino, senza trascurare le aree terremotate di Accumoli e Amatrice.

Ma anche in Abruzzo c’è chi ragiona su un collegamento diretto tra Rieti e la Capitale. Di recente ci è capitata tra le mani una proposta inedita e interessante. La necessità è quella di velocizzare il collegamento tra Pescara, Sulmona, L’Aquila e Roma, evitando di passare per Terni e Orte. L’idea è sempre quella di unire direttamente Rieti e Passo Corese, ma attraverso una linea Cicolano-Sabina, alternativa al progetto di costeggiare la Salaria. Dal paese aquilano di Scoppito, il treno dovrebbe passare da Rocca Sinibalda, dove giungerebbero per approfittare della coincidenza anche i passeggeri provenienti da Rieti e Cittaducale. Chi ha ideato la proposta non ha mancato di immaginare un elegante ponte ferroviario sul fiume Salto e una moderna stazione a Borgo San Pietro, poco lontano dalle rive del lago.

Un esercizio di creatività, forse, ma per una volta, almeno nel campo delle idee, non si gioca di rimessa, lasciandosi schiacciare dal senso di realtà. Come nel caso dell’elettrificazione e accelerazione della tratta Terni – Rieti – L’Aquila, guardata da molti come unica soluzione concreta per migliorare i collegamenti ferroviari tra Rieti e il resto del mondo. A quanto ne sappiamo, pure questi interventi non sono finanziati – se non in piccola parte – e sommati avrebbero un costo stimato superiore a una nuova tratta tra Rieti e Passo Corese. Però è vero: migliorare un’infrastruttura già esistente è senz’altro più realistico che puntare i piedi per una ferrovia tutta nuova.

Un trasporto in treno verso la Capitale, diretto e adeguato ai tempi ha ancora il sapore dell’Utopia. Su questo, però, torna prezioso un pensiero di Adriano Olivetti. Diceva che l’Utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.