Fonte Colombo

Rieti e Grosseto unite nel ricordo del beato Tommaso Bellacci

Ricorrono i 250 anni dalla beatificazione del beato Tommaso Bellacci, francescano morto a Rieti e sepolto a Fonte Colombo

In occasione dei 250 anni dalla sua beatificazione, le comunità di Scarlino e Scarlino Scalo della Diocesi di Grosseto hanno organizzato una fitta serie di appuntamenti per ricordare il beato Tommaso Bellacci, morto a Rieti e sepolto a Fonte Colombo.

Fu un’importante figura di francescano, apostolo di unità e riconciliazione per il suo ordine, che soffriva di molte divisioni soprattutto con la presenza dei “fraticelli”: una setta eretica che diffondeva i suoi errori creando divisioni tra i francescani.

Principalmente è ricordato come apostolo di unità e dialogo durante il Concilio di Firenze. Egli, infatti, accompagnò il beato Alberto da Sarteano in Medio Oriente per cercare l’unione delle Chiese di Oriente. Morì a Rieti: inizialmente fu sepolto nella chiesa cittadina di San Francesco e grande fu la devozione del popolo di Rieti a questo beato francescano. Dal 2006 il suo corpo riposa nel santuario francescano di Fonte Colombo.

Tra le iniziative in programma, per la ricorrenza del 250° anniversario della beatificazione, mercoledì 18 agosto le comunità della Diocesi di Grosseto saranno in video collegamento con il santuario di Fonte Colombo per unirsi nella preghiera del Rosario.

Le tante manifestazioni previste per i festeggiamenti si concluderanno il 12 settembre con il pellegrinaggio parrocchiale delle due comunità di Scarlino e Scarlino Scalo presso la tomba del Beato Tommaso nel santuario di Fonte Colombo.

In occasione di questo anniversario è stata aperta anche una pagina Facebook dedicata al beato Tommaso con notizie e approfondimenti sulla sua vita e spiritualità.

Biografia del beato Tommaso Bellacci

I suoi di casa sono macellai: beccai, come si dice a quei tempi. Lui invece frequenta i peggiori teppisti fiorentini, ma quelli poi lo ‘rinnegano’ quando rischia il carcere a causa di una calunnia. Caduto in crisi nera, gli è di aiuto un concittadino dal nome augurale: Angelo Pace. Gli fa conoscere gli amici suoi, i ‘confratelli del Ceppo’, e Tommaso in mezzo a loro si ritrova. Sui 30 anni, chiede di entrare tra i Frati minori osservanti di Fiesole; la cosa non scatena entusiasmi tra quei frati di buona memoria. Lo accettano, comunque, come fratello laico, senza gli Ordini. E tale resterà sempre. Ma presto diventa maestro dei novizi, poi capo dei conventi calabresi dell’Osservanza. Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui. Per questo viene chiamato anche Tommaso da Scarlino; ma è più noto come Tommaso da Firenze. Raggiunge e supera i 60 anni tra un convento e l’altro. Ma nel 1438 è mandato in Oriente al seguito di Alberto da Sarteano (una delle più illustri figure dell’Osservanza) per invitare le Chiese separate al concilio di Ferrara (poi spostato a Firenze) che papa Eugenio IV ha indetto con uno scopo grandioso: l’unità fra tutti i cristiani. I delegati svolgono la loro missione in Siria e poi passano in Egitto, dove anche il sultano li accoglie bene. Lì, Alberto da Sarteano si ammala e torna in Italia: il capo è ora Tommaso, che cerca di arrivare in Etiopia via Arabia, perché il sultano vieta di percorrere la valle del Nilo. Tenta tre volte. E per tre volte è catturato coi compagni dai turchi. Tre prigionie successive, tra frustate e minacce di morte. Per due volte essi vengono liberati con riscatto da mercanti fiorentini. La terza volta è il Papa che paga, su richiesta di Alberto da Sarteano. Tommaso e compagni tornano così in Italia nel 1444-45 (e intanto l’unione dei cristiani non s’è fatta). Ma quella terra gli è rimasta dentro. A dispetto degli anni e dei turchi, vuole tornarci come missionario. Così, nel 1447, ultrasettantenne, lascia con un compagno il convento abruzzese di Montepiano e s’incammina per Roma: chiederà direttamente al Papa di tornare in Oriente. Ma il suo viaggio e la sua vita terminano a Rieti, dove crolla stremato. Muore poco dopo nella casa dei Francescani conventuali, che gli danno sepoltura nella loro chiesa. Papa Clemente XIV ne approverà il culto come beato nel 1771. Nel 2006 i resti mortali sono stati traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo.

di Domenico Agasso per Famiglia Cristiana