“Rieti città delle acque”: il convegno alla Camera di Commercio

Sabato 28 febbraio si è svolto presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Rieti il convegno “Rieti città delle acque-Appunti per una storia economica e sociale dell’Agro Reatino”.

L’evento è stato organizzato dal Lions Club Rieti “Host” con la collaborazione scientifica Sapienza-Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità ed il patrocinio di Camera di Commercio di Rieti, Comune di Rieti e Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile per affrontare il tema dell’acqua, con cui l’uomo dalle sue origini ha avuto un rapporto ambivalente: se da un lato l’elemento “umido” rappresenta infatti il fattore indispensabile per la nascita dei sistemi insediativi territoriali stabili e duraturi, dall’altro è un nemico da cui difendersi, allontanare e combattere che spesso, in modo apparentemente improvviso, pone le condizioni per la loro fine.

La nascita di insediamenti stabili nella Conca Velina, a partire dalla fine dell’antica età del bronzo (XIX sec. a. C), è frutto della dinamicità dell’acqua in particolare del naturale e progressivo ritiro delle acque del grande bacino quaternario noto come Lacus Velinus preistorico.  Nel periodo protostorico si assiste al primo grande evento, archeologicamente registrabile, relativo ad un’occupazione stabile, secolare, fitta e parcellizzata della piana di Rieti e del bacino di Piediluco.

A partire dall’VIII sec. a.C. è ancora l’acqua a porre le condizioni per la fine della secolare occupazione del territorio: una nuova ingressione lacustre determina lo spopolamento della piana di Rieti. Solo dal III sec. a. C.,  con la romanizzazione della Sabina, la piana sarà rioccupata da fattorie. L’obiettivo da parte dei romani era quello di ripopolare il territorio per sfruttarlo per fini agricoli attraverso un’articolata bonifica costituita dalla realizzazione di un’opera principale quale la canalizzazione del fiume Velino presso la caduta delle Marmore e da una fitta rete di canali nella Piana di Rieti. In poco tempo quello che era un acquitrino si trasformerà in un paesaggio agrario.

Nei secoli il paesaggio muta di continuo a seconda del prevalere della natura o dell’opera di bonifica attuata dall’uomo, fino alla rivoluzione industriale, che vedrà l’area ternana impegnata nello sfruttamento delle risorse idriche del Velino come motore energetico per lo sviluppo dei suoi impianti industriali. Solo nel secolo successivo, con la fondazione della Provincia di Rieti (1927), e l’istituzione di un Ente predisposto alla bonifica come il Consorzio, istituito nel 1928, iniziarono i grandi lavori di regimentazione delle acque e il grande progetto di strutturare sul territorio “grandi forze idrauliche” capaci di contenere e convogliare le acque. Si ripresero in mano i progetti dell’ing. G. Rimini e vennero creati i due invasi artificiali sul fiume Salto e Turano (1939-1940), vennero canalizzati i principali corsi d’acqua della piana, primo fra tutti il fiume Santa Susanna (1934), vennero realizzati sistemi pianificati di irrigazione (1949), strade di attraversamento della piana, ma soprattutto vide la luce l’opera più importante del sistema di bonifica integrale: l’impianto idrovoro di Ripa Sottile (inaugurato nel 1956). Questo impianto, ancora oggi in funzione, permette l’attività agricola in centinaia di ettari circostanti che altrimenti sarebbero permanentemente sotto alle acque.

Foto Massimo Renzi.