Rieti e il Carnevale tutti i giorni

Se non ci fosse stato un polemico ritorno di fiamma con l’articolo pubblicato la scorsa domenica da «Avvenire» saremmo fuori tempo massimo. Ma siccome anche sulla nostra bacheca Facebook il pezzo di Ileana Tozzi sul Carnevale reatino ha sollevato indispettite reazioni, cediamo alla tentazione di tornarci sopra.

Anche perché da certe storie c’è sempre la possibilità di cavare fuori qualcosa di buono. Ad esempio accorgersi che i reatini, in fondo in fondo, si aspettano ben poco dalla loro città. Chi infatti rimprovera una certa sciatteria della “festa”, trova subito quello che risponde: «e allora, pensavi di stare a Viareggio?»

Ovviamente no, ma non per questo è bello vedere cose alla buona. Pure quando si fanno per divertimento, andrebbero fatte per bene. Il gioco è una cosa seria! Specie se si spendono anche i soldi di tutti. Invece anche la satira arrivata per le strade è sembrata fiacca e scontata.

Forse il problema è che al giorno d’oggi trasgredire è un impresa disperata. In fondo, oramai, qualunque trasgressione è diventata la più banale delle consuetudini. La stessa vita pubblica è tutta una carnevalata. E allora per infrangere le censure e irridere il potere con spietate parodie, ci vorrebbe un più intenso sforzo di meningi di quello visto.

Se poi dal prossimo anno si potesse evitare di festeggiare il Carnevale in Quaresima sarebbe pure meglio. «E che sarà mai!» dicono i praticoni disincantati. Chi vuol far penitenza la faccia, gli altri godano.

Il pensiero sembra giusto e confortante. Ha tutta l’aria della modernità, della libertà e della democrazia. Ma non sarà che è anche questo “vietato vietare” a togliere sapore alla festa? Un tempo, ad esempio, il Carnevale era la licenza di mangiare a crepapelle. Un piacere che preparava ai quaranta giorni di magro e digiuno che precedono la Pasqua.

Ma da quando abbiamo sbracato lasciando astinenze e privazioni edificanti ai musulmani, ai buddisti e alle cliniche salutiste, anche questa riserva di senso del Carnevale s’è persa.

Non ditelo a chi vuole i carri a tutti i costi e comunque siano, ma il Carnevale esiste solo in funzione del periodo che lo segue. Se si possono fare bagordi sempre e comunque, tutto si fa meno autentico e dietro alle maschere non si trova più nulla.

È rifiutando la Quaresima che si umiliano i piaceri del Carnevale. Magari con l’illusione di moltiplicarli chiedendo che ogni giorno possa essere martedì grasso.

Ci può stare pure bene, ma alla fin fine, cosa diavolo avremo da divertirci?