Medioevo

Rientro in San Domenico per la Canonizzazione

San Domenico fu proclamato santo nel 1234 a Rieti, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta: anche quest'anno il fatto è stato rievocato con la messa in scena del processo di canonizzazione

In principio fu il suono. Quello dei tamburi che hanno fatto vibrare il centro storico di Rieti nella sera di domenica 18 settembre. In tanti hanno battuto all’unisono il passo del corteo della Rievocazione della Canonizzazione di San Domenico. Una proposta culturale prodotta dalla Confraternita di Misericordia di Rieti per guardare a una figura tra le più importanti del medioevo cristiano e riflettere su uno dei periodi di maggiore splendore della città.

Sospesa in passato in rispetto dei momenti più di difficili del terremoto e della pandemia, la manifestazione quest’anno ha sofferto continui rinvii di data, per un centro storico congestionato di eventi esclusivi e fiere e a causa del susseguirsi delle allerte meteorologiche. Per forza di cose, la scelta è infine caduta sul terzo fine settimana di settembre, con il momento più intenso della proposta costretto la domenica sera, quando la città si ritrae preparandosi agli impegni di una nuova settimana di lavoro.

Una congiuntura sfavorevole che ha in parte scoraggiato il pubblico, ma non ha sottratto a decine di reatini il gusto di indossare abiti di taglio medievale per impersonare cardinali e vescovi, frati domenicani e francescani, nobili e popolani e sfilare risalendo verso la piazza del Comune dal ponte romano e poi giungere nella chiesa di San Domenico. Con loro, a comporre il lungo corteo, tamburini, musici e sbandieratori provenienti da Magliano Sabina, da Orte e da Orvieto, segno di un’attrattiva che non viene meno a dispetto delle condizioni.

Tutti insieme sono confluiti nella grande navata di San Domenico accolti dalla voce potente dell’organo Dom Bedos Roubo e da quella amplificata del regista Alessandro Cavoli, che da qualche anno cura l’aspetto teatrale della rievocazione. Una cura che ad ogni edizione scava più a fondo nella psicologia dei personaggi, si arricchisce di scene, lascia emergere meglio lo spirito del tempo. Il papa, il postulatore della causa, alcuni dei testimoni al processo di canonizzazione si esprimono in italiano. I personaggi popolari parlano un reatino quotidiano, colloquiale, senza le caricature di certo teatro vernacolare. Due registri per dire l’universalità del santo, la necessità per tutti del suo messaggio ieri come oggi. Anche il pubblico ha visto non a caso mescolati figuranti in costume e semplici spettatori, come ad affermare la durata nel tempo della testimonianza cristiana di san Domenico, la sua validità per gli uomini e le donne del 1234 e i cittadini del 2022.

Lo spettacolo funziona e il messaggio passa, come confermato dall’applauso prolungato che ha saluto gli attori. Alla messa in scena e a un desiderio di rivolgersi ai santi senza averne in paradiso.