Ricostruire le chiese dopo il sisma: le diocesi enti attuatori

Ricostruire le chiese come elemento fondamentale per ricompattare le comunità terremotate. E per farlo le diocesi coinvolte diventano enti attuatori al pari degli enti pubblici. Una novità emersa dall’incontro di ieri tra la consulta dei vescovi delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016, il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, il commissario per la ricostruzione Paola De Micheli e i funzionari del ministero per i Beni e le attività culturali (Mibact). Un momento importante di dialogo – nella sede della Conferenza episcopale italiana – diventato occasione per condividere obiettivi e modalità di lavoro, concordare orientamenti comuni e individuare modalità di confronto per la gestione dei casi concreti nella rinascita dei tesori architettonici di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.

A partire da una premessa fondamentale: la disponibilità e la volontà dei vescovi di impegnarsi nella ricostruzione e il ruolo imprescindibile delle chiese come fattore aggregante della comunità. A ricordarlo monsignor Galantino, insieme al fatto che «il lavoro della ricostruzione deve partire da un approccio di fiducia e di rinnovata carica». Le cose possono funzionare – il ragionamento successivo – «se diamo un messaggio di fiducia e, proprio a partire dalla ricostruzione di una chiesa, diamo un grande incoraggiamento al territorio e possiamo affrontare le situazioni per ripartire».

Un punto su cui si è soffermata anche il commissario De Micheli, evidenziando la funzione essenziale che le chiese svolgono per le persone. Ecco perché, sottolinea, «il nostro obiettivo è dotare al più presto ogni comunità di una chiesa dove potersi ritrovare e riconoscersi». Il ruolo che la chiesa ha nelle comunità, infatti, «è impareggiabile e – conclude – come commissario, insieme a voi, dobbiamo andare avanti per eliminare gli alibi che impediscono di fare le cose».

Vescovi e rappresentanti delle istituzioni in un clima positivo di collaborazione reciproca ieri hanno dunque hanno condiviso la volontà di impegnarsi, per far sì che le diocesi del territorio siano coinvolte in prima persona nella collaborazione con le istituzioni pubbliche.La prima novità emersa è appunto la conferma che le diocesi, relativamente ai lavori di ricostruzione delle chiese, diventano enti attuatori alla pari degli enti pubblici. Questo significa che avranno competenze proprie e il vincolo di appaltare i lavori entro il 31 dicembre 2018 – e sotto soglia di 5,2 milioni di euro – la procedura negoziata per avviare i cantieri. Una grande opportunità, la considera la consulta dei vescovi delle diocesi terremotate, che si traduce anche in una maggiore responsabilità, ancor più condivisa quando si parla dell’urgenza degli interventi, della trasparenza e del rigore nell’attuazione delle regole degli appalti pubblici. Secondo punto chiarito dai rappresentanti del governo è l’assicurazione della disponibilità di un ulteriore miliardo di euro, allegato al bilancio, che si aggiunge al miliardo e 200 milioni già destinati per avviarela ricostruzione.

(Alessia Guerrieri / «Avvenire»)