Il richiamo del Santo

Il cardinale Martins al pontificale per una festa sempre molto sentita

Si sa che a Padova “il Santo” per eccellenza è lui: quell’Antonio che, pur lisbonese di nascita, è conosciuto in tutto il mondo col nome della città veneta in cui trascorse gli ultimi anni della vita terrena e che accoglie le sue spoglie nella basilica a lui dedicata e nota appunto come “Basilica del Santo”.

Ma anche Rieti, in questi giorni di giugno che nella devozione reatina è automaticamente “giugno antoniano”, il posto in primo piano ce l’ha lui, con i tanti fedeli che confluiscono nella chiesa di San Francesco e le parrocchie della città e dintorni che a turno, ogni sera, si fanno pellegrine nell’antico tempio francescano che si riempie tutti i giorni a partire dal 12.

Anche quest’anno, come di consueto, appena aperto il portone il popolo dei devoti ha immediatamente riempito la navata per il primo saluto all’effigie esposta dietro l’altare maggiore, omaggiando quella statua rivestita dei preziosi ex voto.

Il canto del vespro, presieduto da don Marco Tarquini e animato dalle suore di santa Filippa Mareri, ha dato il “la” alle celebrazioni antoniane, inaugurate dalla Messa presieduta dal cappellano don Roberto D’Ammando, in questa vigilia della festa liturgica che ha visto l’indomani tanta gente raggiungere San Francesco, in particolare per il pontificale della sera, che la consuetudine vuole celebrato da un porporato o comunque un alto prelato.

Stavolta è giunto da Roma, non nuovo per questa e altre occasioni reatine, il cardinale Josè Saraiva Martins. Accolto in episcopio da monsignor Lucarelli, dopo aver fatto visita in Cattedrale alla tomba del venerabile Massimo Rinaldi (è stato lui, quale allora prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a emettere il provvedimento che riconosceva le virtù eroriche del santo vescovo reatino) il cardinale ha raggiunto la chiesa di San Francesco, dove è stato accolto dai vertici della confraternita (che poi, per mano del priore Marino Flammini, ha voluto donargli, al termine della Messa, un bel quadretto raffigurante sant’Antonio) e dalle autorità (con il sindaco Petrangeli c’erano esponenti del consiglio comunale, oltre alla prefetto Chiara Marolla).

È stato quindi il vescovo diocesano a rivolgere, all’inizio della liturgia, il saluto della Chiesa locale al porporato, «connazionale di sant’Antonio», ha detto monsignor Lucarelli ricordando la nazionalità portoghese di Saraiva Martins.

Diverse le tappe che, aspettando il “gran trionfo” di Antonio con la processione di domenica 29, hanno scandito e continuano a scandire i festeggiamenti, con momenti intensi come l’ostensione straordinaria della statua sul sagrato la sera della festa per commemorare il 70° della Liberazione o la serata dedicata a santa Gianna Beretta Molla, oltre a vari appuntamenti culturali e musicali.

Giovedì 26 uno dei più sentiti: la benedizione dei bambini, che riempiranno la piazza per il festoso momento di preghiera e poi sfileranno in chiesa per l’omaggio dei piccoli reatini al santo sentito da tutti come “uno di casa”. Poi, sabato sera, l’appuntamento “topico” dell’estrazione dei portatori, col sorteggio dei fortunati che avranno l’onore, l’indomani, di formare le quattro squadre di quanti sorreggono in processione la “macchina” con la sacra effigie.

Foto di Massimo Renzi

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