Verso l'Incontro pastorale

Restare a Rieti? Ne vale la pena se non rinunciamo a cambiarla in meglio

La città ha bisogno di generare nuove dinamiche, capaci di coinvolgere persone e gruppi affinché portino avanti i progetti e li facciano fruttare. Senza ansietà, ma con convinzioni chiare e tenaci

«Ne vale la pena?». L’ha chiesto il vescovo da Amatrice, nel giorno dell’anniversario del sisma, parlando della ricostruzione. Ma la domanda si potrebbe allargare all’intero contesto locale. Il territorio reatino è fiaccato dalla crisi, dalla dismissione industriale, da mille altri problemi. Recuperare terreno non sarà semplice e ci si può per l’appunto chiedere se ne valga la pena. Ma la risposta viene facile se ci si guarda intorno: le risorse sono tante e le abilità non mancano.

Natura, acqua, montagne, cammini di fede, storia, bellezze artistiche e architettoniche si sommano al saper fare in agricoltura, conservato nonostante l’industrializzazione forzata, e alle nuove competenze portate da questa conversione produttiva.

Manca, forse, il talento di mettere a sistema questo capitale, quasi fossimo incapaci di superare la fase in cui ci si parla addosso per passare all’azione concreta. Ma pure questo è vero solo in parte: in realtà sono molti i segnali di ripresa, di novità, di movimento.

Quello che funziona

In città, ad esempio, la Fiera del peperoncino pare innestare un po’ di ottimismo sul centro storico che si svuota di abitanti e negozi. Più impegnativo, ma altrettanto importante, sarà il ritorno del Reate Festival, una proposta legata al belcanto e al repertorio classico capace non solo di valorizzare il Flavio Vespasiano, ma anche di coinvolgere le realtà musicali locali.

Sul piano culturale anche gli eventi internazionali legati alla Danza hanno il loro peso e danno un segno di vitalità, da aggiungere alle canoniche stagioni culturali del teatro comunale. Se si allarga lo sguardo alla provincia, poi, si possono citare tra le altre le iniziative del Labro Festival e del Castello dei Destini Inventati di Rocca Sinibalda.

Anche l’indice di sportività è positivo dalle nostre parti. Ce lo ha ricordato un’indagine del «Sole 24 Ore», che esalta la capacità reatina di attrarre grandi eventi internazionali. Nonostante non si riesca a riprendere il filo del Meeting, gran parte del merito va all’atletica, ma non solo, perché pure tanto impegno dilettantistico e non, dal calcio agli sport di nicchia, ha il suo peso. Rieti Sport Festival, Scopigno Cup e il Wakeboard sul lago del Salto, le prime cose che vengono in mente.

Nei settori produttivi molta attenzione nei mesi scorsi è stata dedicata all’apertura del Polo della logistica di Passo Corese, in particolare ad Amazon e ai suoi modelli di occupazione, impresa, economia. Mentre si discute su come questi modelli cambiano il lavoro e la società, tra Cittaducale e il capoluogo c’è ancora chi tiene alta la bandiera del nucleo industriale. È il caso delle diverse aziende che lavorano nel settore dei sistemi di dosaggio, ma riescono a stare bene sul mercato pure industrie specializzate in altri settori.

Anche il mondo che ruota attorno alla Chiesa, ovviamente, dà segnali importanti. Il Cammino di Francesco, al netto di tante difficoltà, continua ad essere meta di pellegrini e camminatori. Segno che il progetto si consolida e la riscoperta della radice francescana è una necessità forte. Da questo punto di vista funzionano bene la comunità francescana interobbedienziale e il lavoro che si sta facendo attorno ai santuari. Ad ottobre si svolgerà per la prima volta anche un vero e proprio festival francescano e non si può certo dimenticare il grande impegno preso dalla diocesi con la seconda edizione della Valle del Primo Presepe, che si prepara a caratterizzare il mese di dicembre.

Tra pregi e difetti

Di ciascuna di queste realtà si possono sottolineare i limiti oltre ai pregi. Riguardo al Cammino di Francesco – per fare un esempio – si può lamentare l’incapacità di accoglienza, la mancanza di strutture adatte, una politica di prezzi poco allineata alle esigenze dei pellegrini. Normalmente ci si lamenta e non si fa nulla, ma a partire da ciò che funziona potremmo anche riconoscere non solo le oggettive difficoltà, ma anche cosa si inceppa per colpa nostra per poi porre rimedio.

Un impegno per i cristiani

Un approccio che è nelle corde del prossimo Incontro pastorale della diocesi di Rieti, in programma il 7, 8 e 9 settembre. L’occasione trae il tema dal quarto capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, che guarda alle ricadute sociali dell’evangelizzazione. Un invito affinché i cristiani si interessino dalla dimensione sociale perché l’autenticità della Chiesa si misura anche su questo.

«Il cristiano – ha detto papa Francesco di recente – non può rinunciare a sognare che il mondo cambi in meglio». E può dare un contributo originale, perché meglio di altri avverte «la tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae». Una consapevolezza che conferisce una qualità oggi tanto rara quanto necessaria: la capacità di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Oggi come sempre, a Rieti come altrove, occorrono pazienza e impegno per superare «le situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone».

Ma ne vale la pena, a patto di saper privilegiare azioni che «generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci».