La resistenza cristiana contro il Reich

Un libro coraggioso di Angelo Paoluzi: “La croce, il fascio e la svastica”

“Nei Paesi dell’Europa occupata (e consideriamo tale anche la Germania) i nazisti non fecero a tempo, tra il 1939 e il 1945, ad attuare la ‘soluzione finale’ anche per la Chiesa cattolica e per i cristiani in generale, sulla falsariga di quella prospettata per gli ebrei. Ma c’è l’avevano nel cassetto e si ripromettevano (…) di farla finita una volta per tutte con i seguaci dell’ebreo Gesù Cristo”.

Il libro di Angelo Paoluzi, “La croce, il fascio e la svastica” (Edizioni Estemporanee, 150 pagine) naviga sulla stessa lunghezza d’onda di altre recenti ricostruzioni storiche, vale a dire la necessità di fare chiarezza sul ruolo dei cattolici – e dei cristiani – durante il fascismo e il nazismo. Il merito di questo volume è però duplice: accanto alla capacità di Paoluzi di andare subito al cuore delle cose senza alcuna concessione alla retorica, vi è la presentazione nuda e cruda delle cifre, delle apparentemente nude cifre che però la dicono lunga su quanto questa parte di storia sia stata travisata o addirittura ignorata da una buona parte della grande editoria. Come scrive l’autore a proposito di una delle tante forme di resistenza al fascismo, la cattolica “Azione Guelfa”, “le testimonianze di cui abbiamo parlato sono state praticamente ignorate da una cultura a lungo dominante, come dimostra la sterminata Storia d’Italia di Einaudi che dedica ‘due righe due’ ad ‘Azione Guelfa’ e non fa cenno degli altri casi”.

Questa documentata e rigorosa ricerca scopre le carte della supposta autonomia del ruolo della storiografia e non solo di quella recente, mettendo in chiaro come le dinamiche dei fatti storici possano essere riviste, rilette, manipolate non solo con aggiunte ma anche con il silenzio da parte di chi invece, per amore della verità, dovrebbe avere il coraggio di andare oltre le proprie convinzioni ideologiche. È così che Paoluzi, come d’altronde stanno facendo altri storici, mette il dito sulla piaga della sbrigativa condanna dell’azione di Pio XII di fronte alle deportazioni degli Ebrei e al nazismo. Non solo interventi espliciti per la protezione e il ricovero dei perseguitati in una Roma occupata dal nazi-fascisti, ma con quelli che Goebbels chiamava “attacchi pesantissimi dissimulati contro di noi”, come il radiomessaggio del Natale del 1942 nel quale si deplorava la persecuzione, messa in atto “solo per ragioni di nazionalità o di stirpe”, contro persone indifese destinate, recitava testualmente il messaggio, alla morte. La Gestapo, che aveva capito quale era la reale posizione della Chiesa, in un suo rapportò si lasciò andare ad uno sconsolato “questo papa rifiuta il nuovo ordine nazionalsocialista”.

Si diceva della storia e delle sue manipolazioni: Paoluzi ci offre un esempio di ricerca seria e finalizzata al ristabilimento di una verità troppo spesso alterata con supposizioni non suffragate da documentazioni serie e oggettive. Lo studioso si tiene strettamente alle cose e presenta i nudi fatti di cristiani perseguitati dal fascismo, di sedi di associazioni chiuse o assaltate, di fedeli e di preti torturati e uccisi durante la guerra di liberazione e la resistenza, offrendo al lettore non interpretazioni, ma documenti, processi, numeri.

Gli appassionati di storia contemporanea avranno di che attingere da questo libro scomodo per tutti quelli che hanno voluto vedere nella storia della Chiesa del ventennio solo acquiescenza e complicità con il regime.

Anche quando si dedica alla resistenza di cattolici e protestanti contro il Reich, l’autore si tiene stretto alle cose, alle raccapriccianti cifre di uomini e donne sgozzati, deportati, torturati per aver tenuto fede al vangelo contro non solo e non tanto una dittatura, sebbene un progetto di sostituzione tout-court della fede cristiana con una mescolanza di paganesimo e di idolatria laica del Fϋhrer. Nello stesso tempo un libro coraggioso perché controcorrente (a parte gli ancora poco numerosi contributi “revisionisti” a proposito di resistenza cristiana ai totalitarismi) e, essendo molto attrezzato e documentato, una vera e propria mina vagante nel gran mare della storiografia che ha tenuto le manine sugli occhi per non vedere e sulla bocca per non dire.