La regola d’oro

Francesco all’Angelus: “Se viviamo per il Signore e impostiamo la nostra vita sull’amore, come ha fatto Gesù, potremo assaporare la gioia autentica, e la nostra vita non sarà sterile, sarà feconda”

Simone è diventato, nel Vangelo di domenica scorsa, Pietro, cefa, la pietra sulla quale Gesù edificherà la sua Chiesa. Nella pagina evangelica di questa domenica leggiamo – “in stridente contrasto”, dice Papa Francesco all’Angelus – queste parole rivolte a Pietro dal Signore: “Va’ dietro a me, Satana, tu mi sei di scandalo”. Com’è possibile questo cambiamento? Che cosa è accaduto? Pietro, con ogni probabilità, pensava di fare il bene del suo Signore dicendogli che è impensabile la sua passione e morte, come annunciato da Gesù stesso ai suoi discepoli. Dopo la morte di Giovanni Battista, dopo le dispute con scribi e farisei, Gesù aveva lasciato la Galilea e si era spinto verso il Nord del Paese; ma le parole che dice ai suoi – “cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”, come leggiamo in Matteo – sono l’inizio del suo viaggio di ritorno verso la città santa, che si concluderà nella Pasqua. Ed è a questo destino che Pietro si ribella, rifiuta quello che per lui rappresenta un fallimento. “Un momento prima, l’apostolo era una pietra solida perché Gesù potesse costruirvi sopra la sua comunità, e subito dopo diventa un ostacolo, una pietra d’inciampo sulla strada del Messia. Gesù sa bene che Pietro e gli altri hanno ancora molta strada da fare per diventare suoi apostoli”. Pietro ragiona secondo il mondo, e non secondo la logica del Signore; e lo leggiamo nella lettera di Paolo ai romani: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.
Ecco che il Signore parla a quanti lo seguivano per dire loro con chiarezza qual è la strada da percorrere: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Colui che vuole seguire Gesù, deve intraprendere un cammino che passa attraverso l’esperienza del rifiuto, della contraddizione, della sofferenza: “Sempre, anche oggi, la tentazione è quella di voler seguire un Cristo senza croce, anzi, di insegnare a Dio la strada giusta”, dice il Papa all’Angelus. “Ma Gesù ci ricorda che la sua via è la via dell’amore, e non c’è vero amore senza il sacrificio di sé. Siamo chiamati a non lasciarci assorbire dalla visione di questo mondo, ma ad essere sempre più consapevoli della necessità e della fatica per noi cristiani di camminare contro-corrente e in salita”.
La strada che Gesù indica, dunque, non è la strada di potere; il volto di Dio che Gesù rivela è un affidarsi totalmente al padre, è lo scandalo della croce, la via di debolezza, della povertà dell’uomo, della umiliazione. È appunto il ‘potere’ della croce che trasforma la sofferenza, la morte in vita. Pietro, con la sua risposta, esprime il desiderio di trattenere per sé il dono dell’incontro e dell’amore di Cristo; per Gesù quelle parole sono una nuova tentazione del demonio, mentre per Pietro non sono altro che il segno di un rifiuto perché la sofferenza e la morte delle persone che amiamo, ci fa male, non vogliamo accettarla. Gesù con le sue parole sfida “la mentalità e i comportamenti egocentrici” dice Francesco: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Quante persone, sacerdoti e laici, ancora oggi vengono uccise per la loro fedeltà a Cristo; quante sofferenze, nel mondo, per coloro che porgono l’altra guancia.
Nelle parole di Gesù ai discepoli c’è, per il Papa, “la regola d’oro che Dio ha inscritto nella natura umana creata in Cristo: la regola che solo l’amore dà senso e felicità alla vita. Spendere i propri talenti, le proprie energie e il proprio tempo solo per salvare, custodire e realizzare sé stessi, conduce in realtà a perdersi, ossia a un’esistenza triste e sterile. Se invece viviamo per il Signore e impostiamo la nostra vita sull’amore, come ha fatto Gesù, potremo assaporare la gioia autentica, e la nostra vita non sarà sterile, sarà feconda”.