Reatini verso la Gmg: in cammino per ritrovarsi

Camminare, costruire, confessare. Sono i tre verbi sui quali il vescovo Domenico ha voluto centrare l’importante appuntamento dell’Incontro pastorale diocesano di settembre. Uno snodo pensato per vedere il contesto concreto in cui la Chiesa reatina si trova dal punto di vista sociale, economico, demografico, culturale; giudicare la situazione, analizzando le debolezze e i punti forti, scoprendo i rami secchi e i germogli; e quindi agire, sviluppare una pastorale adeguata ai tempi della “Chiesa in uscita”.

L’appuntamento è per i giorni che vanno dal 9 all’11 settembre, ma la comunità cristiana – invitata a partecipare nella sua interezza – è da subito chiamata a interrogarsi, a portare contributi, a vivere nella prospettiva dell’Incontro diocesano i giorni e gli eventi che in quest’anno della Misericordia ci separano dall’evento.
In questo senso, si può ad esempio guardare all’appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù. Recandosi a Cracovia con il vescovo e lo staff della Pastorale giovanile, 150 ragazzi e ragazze della diocesi si metteranno per l’appunto “in cammino” per intercettare «uno spazio e un tempo diversi».

Lo ha spiegato lo scorso venerdì in San Francesco don Michele Falabretti, responsabile per la pastorale giovanile nazionale della Cei, in un incontro compreso nel Giugno antoniano: «L’atto stesso di andare, di darsi una meta, di scoprirsi pellegrini, è la dimensione giusta per imparare qualcosa di sé».
Come a dire che l’incamminarsi è il presupposto del “costruire”, perché il viaggio «è un percorso che ci porta fuori da noi stessi per vivere quegli incontri, quei fatti, quelle cose che poi diventano la nostra biografia».

Il tutto in modo concreto, solido, realistico: «La Gmg ha una dimensione forte di comunità. Saranno migliaia di giovani a girare e condividere canti, danze, sorrisi, parole. Viaggiare significa scoprire che in questo mondo non siamo soli, che qualcuno ci cammina accanto. Ma soltanto con qualcuno potremo costruire delle relazioni». Si può avere simpatia per tutta l’umanità, ma «solo chi mi sta accanto è una opportunità. Lo si riscopre tornando a casa, ed è importante quando le dinamiche del mondo cambiano in modo forte come oggi».

Dunque occorre affidarsi al cammino per “costruire”, ma anche per “confessare”. Perché se ci muoviamo è in risposta a una chiamata, nella quale riconosciamo il bene. «I grandi santi, del resto, sono sempre in movimento. Non stanno mai fermi. Si sentono chiamati dal Signore a costruire qualcosa».

Lo stesso vale per i giovani che vanno a Cracovia chiamati dal Papa. È necessario affidarsi, credere che il viaggio qualcosa ci regalerà. In fondo «fare un pellegrinaggio – come ha spiegato ancora don Falabretti – significa imparare a fidarsi del Signore. Ci parla al cuore nella vita quotidiana, ma lo troviamo anche attraverso esperienze grandi e forti. Pure andando lontano, scopriremo di trovare il Signore vicino a noi».

Non ci si mette in cammino per evadere: si tratta di tornare a casa con qualche strumento in più: «La vita nei giovani – ha rilevato don Michele – preme con delle urgenze forti: sul fronte degli affetti (come li vivo, come li costruisco, dove vado?), sul fronte degli studi (cosa farò, chi sarò cosa so fare?), sul fronte delle relazioni (con la famiglia, gli amici e le altre persone), sul fronte dei progetti (comprare una casa, cercare lavoro, iniziare una attività)».

In qualche modo sono i nodi del mondo di oggi, che la Chiesa si trova a intercettare, che a suo modo è chiamata a sciogliere.
Se la Gmg per i ragazzi, e l’Incontro pastorale per tutta la comunità, saranno in grado di farci tornare a casa con qualche idea in più, con una visione più chiara, con la rinnovata consapevolezza che vale la pena di portare avanti la vita con il Vangelo nel cuore, ci sarà più facile non cedere alla depressione e allo scoramento. E avremo di sicuro compiuto un passo in avanti.

Foto Paolo Cesarini