Reate Festival: tutto esaurito per l’Adina

Il Teatro Flavio Vespasiano non è bastato a contenere tutto il pubblico che voleva assistere ieri all’unica rappresentazione di Adina di Rossini, una produzione propria del Reate Festival, nata sul palcoscenico del teatro in questi giorni e incentrata sulle forze giovani. Una sfida data la difficoltà dell’opera, una farsa semiseria che presenta molte singolarità nella produzione di Rossini, caratterizzata da una scrittura musicale di impegno virtuosistico ed espressivo. Una scommessa ampiamente riuscita: il teatro gremito ha partecipato con straordinaria attenzione al pathos della vicenda, tributando alla fine agli interpreti applausi entusiastici. I cantanti provenivano da Opera Studio dell’Accademia di Santa Cecilia, il programma di alto perfezionamento in canto lirico, l’Ensemble Novecento era formato dai musicisti dei corsi di perfezionamento Santa Cecilia Music Masters. Tutti diretti da Carlo Rizzari, con la regia di Cesare Scarton.

Lo spettacolo si avvaleva delle scenografie digitali realizzate da Flaviano Pizzardi con la collaborazione grafica di Gennaro Vallifuoco. Fondali che immergevano i personaggi in sfondi suggestivi, porticati, giardini, palazzi sontuosi di ambientazione orientale che con effetto 3D aprivano a prospettive inaspettate. Ben connotati i personaggi dai costumi di Laura Viani, coloratissimi e preziosi nei tessuti, attinti dal grande patrimonio custodito presso la sartoria Tirelli. La regia di Cesare Scarton nel rendere a pieno la drammaturgia di una vicenda tradizionalmente legata alle convenzioni delle turcherie del teatro settecentesco, rendeva i tratti dei sentimenti umani con rara sensibilità. Tra i momenti più toccanti la scoperta del Califfo di essere in realtà il padre della fanciulla che ama, nata da un amore giovanile proprio con quella donna che i tratti della giovane ricordavano inspiegabilmente. I pezzi d’insieme, il colore notturno del punto culminante del dramma, tutto contribuiva a rendere al meglio la sostanza espressiva dell’opera, che della farsa ha solo la connotazione in un unico atto, privilegiando di gran lunga l’elemento patetico rispetto a quello buffo.

Dei giovani interpreti è stata apprezzata l’aderenza espressiva e la disinvoltura scenica: grande presenza per il Califfo di Dario Ciotoli, autorevole e umanissimo, dal bel timbro vocale; Moisés Marín García rivestiva il difficile ruolo di Selimene con bravura; Alessandro Granato si è ben destreggiato nel ruolo di Alì, molto sicuro il Mustafà di Simone Alberti. Straordinaria l’Adina di Carmen Romeu, scenicamente padrona del personaggio e vocalmente pregevolissima nell’agilità come nell’espressione. Ottimi il Belcanto Chorus diretto da Martino Faggiani e l’Ensemble Novecento diretto da Carlo Rizzari.

Il pubblico ha particolarmente apprezzato la possibilità di seguire il testo dell’opera attraverso la proiezione dei sottotitoli.