Chiesa di Rieti

Rallentare per tessere relazioni vere

«Rallentare aiuta a pensare, a riflettere, a pregare, aguzza l’intelligenza e sviluppa il discernimento. Vogliamo dimenticarlo a partire dal 4 maggio prossimo?». È un elogio della lentezza di questo tempo, quello fatto dal vescovo Domenico dopo il rosario di ieri sera

«Sono quasi cinquanta giorni che siamo fermi, ma questa sarà l’ultima settimana da murati in casa. Ci sentiamo come ai nastri di partenza, pronti per riprendere la corsa di sempre», ha notato il vescovo Domenico dopo il rosario di ieri sera.

«Sarebbe un peccato, però, se perdessimo la lezione che, nostro malgrado, ci è stata impartita. Mi riferisco alla lezione della lentezza. Sono, del resto, gli stessi neuroscienziati ad insinuare il dubbio: siamo davvero programmati per la velocità? Certo, viviamo in un mondo veloce, dove il tempo sembra via via contrarsi: continuamente connessi, chiamati a rispondere in tempi brevi a e-mail, tweet e sms, ipers-sollecitati dalle immagini, in una frenesia visiva e cognitiva dai tratti patologici. Ma il cervello è una macchina lenta, estremamente plastica per adattarsi agli influssi ambientali e culturali, a partire dal pensiero che produce e che richiede tempi lunghi e rilassati».

«Del resto – ha proseguito monsignor Pompili – la storia della filosofia ci ha fatto conoscere i ‘peripatetici’, gente che pensava prima con i piedi che con la testa. Abbiamo bisogno, dunque, di ritrovare il ritmo del cammino e non quello del correre. Senza lentezza non si dà creatività e si rischia di dare risposte sbagliate. Questo forse significa il detto: Respirare prima di parlare!».

In conclusione, il vescovo ha voluto ricordare una favola dello scrittore cileno Luis Sepúlveda recentemente scomparso a motivo del covid 19,  “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”.

Sepúlveda «arriva ad interpretare la lentezza come un gesto rivoluzionario oggi: È una nuova forma di resistenza, in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo».

«La lentezza è la condizione per assumere con responsabilità il tempo che ci attende. All’aria aperta, immersi nella natura, su un balcone o nella penombra di una chiesa, questo far niente è sempre a portata di mano. È un modo per abitare con sé che aiuta a tessere relazioni vere con gli altri, con il mondo, con Dio. Rallentare aiuta a pensare, a riflettere, a pregare, aguzza l’intelligenza e sviluppa il discernimento. Vogliamo dimenticarlo a partire dal 4 maggio prossimo?»