I ragazzi disabili delle associazioni Loco Motiva e Arfh alla mostra su Calcagnadoro e Ferrari

Momenti di arte terapia alla Fondazione Varrone. Le opere d’arte suscitano forti emozioni ai fruitori, ancor più quando sono disabili, a conferma dell’importanza del rapporto tra arte e disagio mentale.

Per la mostra delle opere dei pittori reatini Antonino Calcagnadoro e Giuseppe Ferrari, promossa dalla Fondazione Varrone, si è aperta infatti una settimana con visite guidate per alcuni ospiti speciali.

Lunedì 8 gennaio hanno ammirato le opere d’arte 15 ragazzi dell’associazione Loco Motiva, la cooperativa sociale onlus nata per creare attività per l’integrazione e inclusione delle persone con autismo.

L’iniziativa è stata molto apprezzata ed è stato riscontrato dagli esperti, che l’arte è sempre stata una forma efficace di auto-espressione, un modo di comunicare attraverso un canale completamente diverso da quello con le parole, quindi particolarmente funzionale nelle persone autistiche.

Un altro significativo incontro è stato vissuto nella Sala Mostre di Palazzo Potenziani, l’11 gennaio, con l’associazione Arfh-Onlus (Associazione Reatina Famiglie portatori di Handicap) nata dall’unione di famiglie e volontari che si sono posti l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei propri familiari, attivando un Centro Diurno in grado di ospitare portatori di handicap di Rieti e provincia.

Il centro ospita circa 30 ragazzi in età extrascolastica affetti da diverse patologie psico-fisiche, con numerose attività proposte per lo sviluppo delle potenzialità di crescita personale e di inserimento-accettazione sociale ai fini di una migliore qualità della vita.

Le operatrici che hanno accompagnato il gruppo di 13 persone, evidenziando  il totale coinvolgimento degli ospiti davanti alle opere d’arte, hanno programmato futuri laboratori di arte terapia legati alla mostra, per far emergere l‘interiorità dei ragazzi che riescono sempre a stupire, tirando fuori abilità nascoste proprio grazie al processo creativo e artistico.

L’arte dunque può fornire una valvola di sfogo e di miglioramento per chi soffre di tali patologie.