“Quelli di Villa Sant’Anatolia”: don Luigi nel ricordo dei suoi “ragazzi” di sempre

«Credevo di aver sognato, / credevo che tutto fosse finito, / credevo che nulla fosse rimasto, / credevo al quasi nulla della mia vita. / Oggi mi ritrovo la realtà di un sogno, / oggi mi rendo conto che tutto è cominciato e nulla è finito, / oggi mi rendo conto che il Dio seminato è cresciuto. / Oggi vorrei una seconda vita / per rifare quanto abbiamo fatto».

Così, con queste righe vergate in forma poetica sul “librone” dei pensieri lanciato per l’occasione e proseguito in tutti i successivi appuntamenti, don Luigi Bardotti esternava i sentimenti del suo animo in occasione del primo raduno di “Quelli di Villa Sant’Anatolia” (QVSA). Grande era la sua soddisfazione per il ritrovo di alcuni degli ex ragazzi dei campi che avevano vissuto estati indimenticabili in quella casa diocesana, la struttura del Pontificio Collegio Greco collocata tra Colle e Castel di Tora che, artefice l’indimenticato vescovo Dino Trabalzini, la Diocesi reatina – ricevutala in comodato d’uso dal Pontificio Collegio Greco, che ormai la usava di rado come casa estiva dei propri seminaristi – aveva affidato alla direzione di don Luigi e che tra gli anni Settanta e i Duemila ha visto passare migliaia di giovani da tante parti d’Italia.

I reatini cresciuti a S. Anatolia, al di là delle storie personali con approdi diversi in qualche caso opposti, non dimenticano comunque il bagaglio di formazione accumulatosi grazie a quei campi che don Luigi, direttamente o indirettamente, seguiva.

Lo abbiamo scritto, noi QVSA, in quella “traccia” della nostra identità consegnata al vescovo Domenico in occasione del raduno svoltosi a giugno al Terminillo: «Siamo certi che abbiamo ricevuto un dono grande; quello della scoperta ed accoglienza dell’altro, coadiuvati da adulti sinceri e esemplari, religiosi e laici, che ci hanno generato alla fede, accompagnato nei nostri piccoli-grandi travagli adolescenziali, ascoltato le nostre domande, servito nei nostri bisogni fisici, spirituali, psicologici. Alcuni interrogativi sono rimasti, altri si sono aperti… ma Che gioia ci hai dato Signore del cielo, Signore del grande universo (tanto per citare uno dei nostri cavalli di battaglia…)… risuona ancora nei nostri cuori come un faro che illumina le nostre tante storie di ragazzi che ora sono adulti e che si misurano con un tempo storico ostile, malato e sofferente».

Noi QVSA che don Luigi ha incoraggiato, nei momenti che abbiamo vissuto sotto il segno di questa “appartenenza” comune”, a non fermarci alla retrospettiva dei cari ricordi, a offrire prospettive per “restituire” quello che, grazie a lui e a tanti altri sacerdoti e laici generosi, abbiamo ricevuto. Ed è anche per onorare la sua memoria che vogliamo ribadire la nostra disponibilità a offrire un servizio, come scritto in quella “traccia”: «Un servizio amorevole e gratuito per restituire gratuitamente ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto liberi da organizzazioni politiche & dintorni con fini poco lodevoli e trasparenti. Siamo quindi un gruppo ecumenico che supera le barriere delle parrocchiette e dei gruppetti, tutte esperienze degne e bellissime, ma a volte ripiegate sui propri problemi e bisogni. Nel rispetto di tutti i carismi e vocazioni vogliamo andare oltre ad appartenenze particolaristiche. Non vogliamo essere la medaglia di e per nessuno, non vogliamo essere lo strumento di operazioni personalistiche di o per nessuno».

Abbiamo salutato don Luigi, accompagnando la sua anima verso Dio con l’invocare la Mamma celeste che tanto amava, unendoci tutti nel cantare quell’Ave di Lourdes con cui lui ci dava la sveglia ogni mattina. Lo abbiamo salutato prima che giungesse il momento specifico che aveva programmato di vivere con noi per festeggiare i suoi cinquant’anni di sacerdozio, e che di sicuro svolgeremo lo stesso, in sua memoria, sentendolo ugualmente presente tra noi. Dal cielo continuerà a pregare per la sua Chiesa e per i suoi “ragazzi” di sempre. E magari a intercedere perché il “sogno spezzato” della Villa, oggi purtroppo perduta dalla Diocesi, possa magari in qualche modo tornare a riprendere corpo. Come egli ha scritto, a proposito del nostro gruppo e alludendo a questo sogno: «vorrei ricordare a tutti che il buon Dio scrive diritto anche su righe storte: nulla è finito e nulla è perduto».

Nulla è perduto, perché quel che hai seminato, don Luigi, ha portato frutto. Grazie, don!

Lo staff di QVSA