Quel piccolo grande sedicenne

Alcuni giorni fa, precisamente lunedì 20 febbraio a La Jolla, in California, è morto Renato Dulbecco, pioniere nella ricerca genetica sul cancro.

Nato a Catanzaro nel 1914 e trasferitosi al Nord negli anni successivi, mostrò fin da subito grandi attitudini per le materie scientifiche, trascorrendo il proprio tempo libero presso l’osservatorio meteorologico e sismico di Imperia, dove si dedicava alla costruzione di strumenti all’avanguardia grazie a quanto aveva appreso dalla lettura di alcune riviste scientifiche del tempo.

Nel 1930, a soli sedici anni, si iscrisse alla facoltà di Medicina di Torino e già dal secondo anno, grazie ai brillanti risultati ottenuti, fu ammesso come interno all’Istituto di Anatomia di Giuseppe Levi, scienziato molto in vista nell’ambito medico e biologico. Qui, dove si occupava prevalentemente di biologia, ebbe modo di conoscere altre due figure che ebbero molta importanza nel corso della sua vita: Salvador Luria, biologo vincitore del Nobel per la medicina nel 1969 e Rita Levi Montalcini, neurologa vincitrice del Nobel nel 1986.

A soli 22 anni Renato Dulbecco si laureò in medicina, con una tesi sulle alterazione del fegato che gli valse molti premi e riconoscimenti, essendo stato eletto il miglior laureando dell’università con la miglior tesi.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale anche lo scienziato dovette prestare servizio militare, come medico, ma lontano dall’ambiente scientifico e dalla ricerca.

Alla fine delle ostilità accettò di tornare a lavorare nel gruppo di ricercatori di Levi ed iniziò ad interessarsi all’effetto delle radiazioni sulle cellule, fatto questo che lo portò ad iscriversi alla facoltà di Fisica e completare il ciclo di studi in due anni.

Successivamente si trasferì negli Stati Uniti, prese la cittadinanza ed ottenne una cattedra al California Institute of Technology, dove cominciò ad occuparsi di tumori. Nel 1960 Dulbecco fece la scoperta che, 15 anni più tardi, gli valse il premio Nobel per la medicina: la scoperta del meccanismo d’azione dei virus tumorali nelle cellule animali. Infatti, se oggi sappiamo che per combattere i tumori occorre aggredire il loro Dna è merito proprio di Dulbecco, pioniere delle ricerche sulla genetica del cancro.

Dopo il Nobel ritornò all’Istituto Salk per studiare i meccanismi genetici responsabili di alcuni tumori, in primo luogo quello del seno. Il suo rientro in Italia, nel 1987, coincide con l’avvio del Progetto internazionale Genoma Umano, del quale Dulbecco diventa coordinatore del ramo italiano. Un’esperienza che si arena nel 1995 per mancanza di fondi e che lo riporta negli Stati Uniti, dove trascorrerà il resto della sua vita.