Quel «Cammino del santo», gioiello della valle reatina

Nuova opera di “mecenatismo” della Fondazione Varrone, rivolta stavolta verso quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’identità spirituale del reatino e quindi in primo piano nell’attenzione sociale, economica e culturale: quel Cammino di Francesco che unisce i santuari della Valle Santa e altri luoghi significativi del francescanesimo locale. Già in occasione della mostra documentaria “Frate Francesco, tracce, parole, immagini”, allestita fino al 31 maggio ad Assisi, sono stati distribuite numerose copie della brochure che la fondazione bancaria ha voluto realizzare per promuovere i santuari della valle reatina. Ai visitatori che hanno acceduto alla prestigiosa esposizione di antichi codici francescani nei locali del Sacro Convento è così giunto in mano il bel dépliant “Cammino nella natura, naturalmente Francesco”.

Un legame lanciato tra Rieti e Assisi, che si è voluto suggellare con l’interessante giornata di studi promossa dalla stessa Fondazione l’altra settimana. “Dalla lettura dei testi francescani all’osservazione della natura lungo il Cammino di Francesco”, il titolo del convegno che ha visto diversi relatori intervenire nei lavori articolatisi tra mattina e pomeriggio all’Auditorium Varrone. Dopo il benvenuto da parte del presidente della Fondazione Antonio Valentini e del sindaco Simone Petrangeli, hanno portato il saluto anche il presidente della Associazione Antiqua, con cui si è avviata questa collaborazione a partire proprio dalla mostra in Assisi, e il rappresentante del Mibac Francesco Scoppola. Anche la comunità francescana che nella città umbra custodisce la Basilica in cui riposano le spoglie di san Francesco ha voluto rendersi partecipe, con l’intervento del conventuale Carlo Bottero, direttore della Biblioteca del Sacro Convento. Fra Bottero ha riferito la significativa esperienza vissuta nell’aver inviato la mostra, prima dell’allestimento assisiate, nella prestigiosa sede dell’Onu a New York, permettendo così «la presenza di san Francesco in uno dei luoghi in cui ai più alti livelli è vissuto il delicato servizio alla pace, alla concordia e allo sviluppo armonico delle nazioni nel rispetto delle differenze e dei diritti inviolabili di ogni persona».

E se Francesco, come si sperimenta sempre, riesce a unire sensibilità e attenzioni diverse, l’esperienza del “Cammino” sulle sue orme in valle reatina merita il massimo impegno di promozione e rilancio. Se ne è parlato in abbondanza, nel corso della giornata, ripercorrendo il senso stesso della sua ideazione, attraverso l’intervento “a distanza” che il suo inventore, l’allora direttore dell’Apt Diego Di Paolo, impossibilitato a presenziare di persona, ha inviato per esser letto dalla moderatrice del convegno Anna Paola Cipolloni. Una ricchezza del territorio da valorizzare, magari prendendo spunto da esperienze interessanti, come quella del “bosco di Francesco” che il Fai (come il responsabile locale Luca Chiarini ha spiegato) ha realizzato ad Assisi, recuperando un gioiello paesaggistico che permette agli escursionisti di godere delle bellezze naturali e architettoniche. Valorizzazione da cogliere nel solco di una storia significativa, che il direttore dell’Archivio di Stato Roberto Lorenzetti ha aiutato a cogliere con la lettura dell’antica cartografia del territorio reatino dove le presenze francescane sono segnate e che il frate minore Carlo Cadderi ha voluto rievocare nel suo valore “primigenio”.

Il suo superiore, il guardiano di Fonte Colombo fra Marino Porcelli, che presiede la Fondazione degli Amici del Cammino di Francesco, ha richiamato la particolarità dell’itinerario reatino fra i vari “cammini” francescani (con cui si è lanciato di recente un accordo di collaborazione in rete): «a differenza di altri che prevedono una partenza e un arrivo, esso prevede un camminare in modo circolare, richiamando l’itinerario della vita umana che non è lineare ma converge a un centro che è il cuore dell’uomo. E Francesco nella valle reatina veniva proprio a trovare il centro di sé». Come migliorare l’accoglienza, come intervenire sui sentieri, come valorizzare le specificità paesaggistiche (che rendono particolare il territorio anche per la biologia, con specie animali e vegetali particolari), come inserire il Cammino reatino nei circuiti del turismo ambientale ed escursionistico e all’interno della promozione artistico–culturale della realtà regionale e interregionale: vari interventi con cui si è voluto stimolare la terra reatina a saper dare il giusto rilievo a quella che dovrebbe essere – in tutti i sensi – la propria principale risorsa.