“Quaresima di carità”: nelle parrocchie reatine la carità batte il terremoto

Costante impegno della Chiesa nelle comunità colpite dal sisma. Aiuti e iniziative di solidarietà in arrivo da varie parti d’Italia pensando alla ricostruzione

È stato un segno importante quello che, mercoledì mattina, ha visto i primi assegnatari entrare nelle “casette” che l’Esercito ha sistemato ad Amatrice nel “campo zero” finora occupato dalle tende della Protezione civile. Un segno di speranza, come ha tenuto a dire il vescovo Pompili, che ha impartito la benedizione e portato il suo augurio spirituale in quello che «è senza dubbio un giorno importante che rappresenta un segno di speranza, dopo mesi di paure e di disagi».

E però «si tratta di un segno, non ancora della realtà», perché la realtà dovrà essere quel difficile ma inevitabile percorso di ricostruzione che attende le comunità colpite dal sisma. A loro non manca, come continuamente rilevato dalle cronache anche su queste colonne, la costante vicinanza da parte della Chiesa locale. Se la presenza del vescovo e dei suoi collaboratori nell’Amatriciano è continua, non va dimenticata, oltre alla paziente opera pastorale di sacerdoti, religiosi e religiose nelle comunità colpite, l’impegno indefesso mostrato dai volontari che testimoniano l’attenzione dell’intera Chiesa italiana a questo territorio. Quella disegnata da Caritas italiana è una rete di solidarietà fatta di operatori provenienti da alcune delle diocesi gemellate con quella reatina – si tratta, in particolare, di cinque giovani, tre provenienti dalla Lombardia, uno dalla Basilicata e uno dal Lazio – che costituiscono una presenza fissa assieme ai diversi volontari che si alternano nel servizio fra i terremotati. Al presidio Caritas fissato ad Amatrice è un andirivieni continuo di persone che bussano in cerca di aiuto materiale e spirituale, ma anche un punto di snodo di chi, girando per le tante frazioni dell’altopiano amatriciano–accumolese, si sforza di “farsi prossimo” a persone, specialmente anziane, bisognose anche solo di una parola di conforto.

Nella giornata di ieri le parrocchie reatine hanno vissuto la “Quaresima di carità”. Al centro dell’attenzione l’emergenza terremoto. «A partire dall’adesione profonda al Figlio, amato dal Padre, in cui ci ritroviamo tutti fratelli, in cui ogni uomo, anche il più fragile e malato, deve essere riscoperto come fratello proprio in Gesù», ha ribadito, nella nota diffusa dalla Caritas diocesana, il direttore don Fabrizio Borrello. E la condivisione, cui lo spirito di penitenza e di elemosina proprio del tempo quaresimale educa, prende la strada dell’aiuto alle popolazioni ferite, cui tanta solidarietà continua a giungere da diversi canali ecclesiali di tutto il Paese.

Si veda ad esempio, tra le ultime iniziative accolte da monsignor Pompili, quella dei giovani del Liceo Valsalice di Torino, che i salesiani animano ai piedi della collina in cui fu sepolto don Bosco, dove il vescovo si è recato da Rieti
per ricevere le offerte – 15mila euro, con cui la diocesi aiuterà una famiglia a rimettere in piedi la propria piccola impresa casearia – da loro raccolte (su Il salice, il giornale online dell’istituto, è raccontata la visita e l’intervista che
il presule ha rilasciato ai ragazzi). O il progetto del giovane cantautore vicentino d’ispirazione cristiana, Lorenzo Belluscio, che, entrato in contatto con la Pastorale giovanile reatina, ha deciso di appoggiare l’idea – annunciata dal vescovo al meeting dei giovani ad Amatrice – della Casa del futuro da costruire nella cittadina terremotata, devolvendovi i proventi del suo ultimo cd (è acquistabile online sul suo sito lorenzobelluscio.com). E sempre da Vicenza la notizia che Koinè 2017, la rassegna biennale di arredi, oggetti liturgici e componenti per l’edilizia che si
tiene nella città veneta, ha offerto a Pompili suppellettili e oggetti sacri per le chiese da ricostruire nelle zone terremotate.