Quando tutto sarà comprato e venduto

La leva più efficace, grazie alla quale la prassi economica globalizzata spezza molti legami sociali ed economici consolidati, sia a livello locale, nazionale o continentale, è data dall’astrattezza del denaro e da flussi anonimi di merci.

L’astrattezza del denaro

L’astrattezza del denaro e la portata degli scambi anonimi sul mercato, non vengono di norma neanche più percepiti, come se appartenessero a ciò che l’economia rappresenta realmente. Vengono assimilati alla pratica quotidiana tramite l’atto dell’acquisto e della vendita, anche della merce forza-lavoro, creando così una mentalità in cui le attività economiche non sembrano più aver nulla a che fare con i processi sociali basati sul rapporto tra le persone. L’unico contrappeso reale, materialmente tangibile, ed unico punto credibile di ripartenza sta nel progressivo ritorno alle esperienze quotidiane dell’aiuto tra vicini e parenti che collegano alla dimensione umana dell’economia, all’economia dell’utile, a quella ragnatela di relazioni sociali che contribuiscono a tenere in vita tutte le specie, a partire da quella umana, a ciò che serve per vivere bene, e che rappresenta l’unico e credibile contrappeso alle distorsioni della globalizzazione economica, in contrapposizione al superfluo del consumismo, che fa quotidianamente da corollario alla caccia al profitto; un retaggio economico che nessuno sarà mai capace di far sparire completamente, perchè intrinsecamente legato alla natura umana.

Il monopolio culturale

In questo modo, la quotidianità e l’economia del mondo vivente ci forniscono i punti di partenza per una prassi economica e sociale diversa, ma solo nella misura in cui sapremo riconoscerla consapevolmente come tale. Il problema vero sta nel fatto che il monopolio culturale e mentale dell’economia “salario-merce” è giunto ad uno stadio molto avanzato, tanto che ormai facciamo fatica persino a riconoscere i fattori che ogni giorno minacciano la nostra comune base di sussistenza, come ad esempio il diritto all’acqua, poiché diamo per scontato che potremo, per il presente e per l’avvenire, semplicemente continuare ad acquistarla. La stessa cecità regna nei confronti di tutti quei beni pubblici e di tutti quei diritti che in questi anni ci sono stati sottratti attraverso processi di privatizzazione selvaggia, resa possibile unicamente dall’imposizione di una mentalità distorta, costruita su un modello economico astratto ed anonimo.

La mercatizzazione totale

Il processo di sfruttamento che si realizza sulla scorta della globalizzazione economica senza regole, consiste proprio nel fatto che sempre più ambiti dell’approvvigionamento di sussistenza individuale, ma anche collettiva, vengono privatizzati divenendo commercializzabili. Se da un lato si tratta della prosecuzione del noto meccanismo di sfruttamento capitalistico, dall’altro esso acquista una nuova e potenziata dimensione attraverso il lavoro intellettualmente disonesto dei grandi mezzi di comunicazione di massa, attrezzati a spendersi in questa direzione, al fine di rendere irriconoscibili i reali termini del problema e l’ormai colossale dimensione del furto. Le relazioni tra le persone vengono meccanizzate e il meccanismo che sta alla base è la logica capitalistica applicata allo scambio di merci; tutto viene comprato o venduto, ogni impulso vitale, per trarne profitto. La stessa cura dei bambini finisce sempre più nelle mani di gruppi industriali altamente produttivi in fatto di servizi. L’atto anonimo dell’acquisto sostituisce in maniera sempre più integrale l’atto personalizzato dello scambio.
Ci renderemo presto conto dell’incubo in cui ci troveremo a vivere dal momento in cui tutto, ma proprio tutto, dovrà essere comprato e venduto.