Quando la fede tocca la vita

Dirompente omelia – come accennavamo già su questa pagina domenica scorsa – quella pronunciata da monsignor Lucarelli per la festa della patrona. Cattedrale piena, al pontificale in onore di santa Barbara, concelebrato dal vescovo con numerosi presbiteri, presenti le autorità (in prima fila sindaco e prefetto), il gonfalone della città, il picchetto dei Vigili del fuoco, i gagliardetti delle associazioni combattentistiche dei Marinai di Rieti e degli Artiglieri di Scandriglia (la comunità della località sabina erede dell’antica Numanzia, terra del martirio della santa, era rappresentata da parroco, sindaco e Pro loco, e all’offertorio hanno donato al vescovo l’olio della Sabina destinato alla mensa dei poveri).

Addobbata a festa la cappella barocca dedicata alla martire, secondo tradizione vi ha fatto sosta, per l’inchino di rito, la processione introitale diretta verso l’altare maggiore contenente l’urna – per l’occasione aperta e illuminata – con le reliquie di colei che è da secoli invocata come celeste protettrice della Chiesa reatina. Modello di una fede risoluta, ha voluto dire il vescovo nell’omelia, richiamandosi all’Anno della fede con l’intento di «sfatare, se così mi lasciate dire, alcuni luoghi comuni relativi alla fede stessa, come il suo presunto contrasto con la ragione e con la scienza». Non si può infatti, ha insistito il presule, identificare conoscenza e verità con la sola tangibilità, né pretendere che scienza e ragione possano bastare, da sole, a «elaborare i principi etici».

In Barbara – ha proseguito l’intensa omelia del vescovo (di cui sono a disposizione la trascrizione e la videoripresa nella WebTv del sito www.frontierarieti.com) – si ammira quell’atto di fede «espresso massimamente e liberamente nell’adesione incondizionata a Cristo: è lo slancio interiore, la passione, la libertà», ma non senza un’attenzione ai contenuti, stando alla tradizione che sottolinea il suo grande amore per il mistero trinitario. La fede non è poi qualcosa di estraneo alla realtà del mondo: anzi, solo amore per Dio e amore per l’uomo, valori mai da disgiungere, possono garantire la costruzione di una società dove le cose funzionino al meglio.

Ai tempi di santa Barbara, almeno, era chiaro da che parte si stesse, mentre oggi si rischia una situazione peggiore: si nota, ha detto Lucarelli senza troppi peli sulla lingua, «una pericolosa doppiezza, anche in coloro che ricoprono importanti cariche pubbliche». Ne fa le spese anche la realtà locale: «Rieti è una città doppiamente povera: da un lato è povera per le conseguenze di una politica economica globale senza fondamenti etici; dall’altra è più povera per una cattiva amministrazione e per scelte sbagliate o non avvedute», anche nell’uso del denaro pubblico. Cose che vanno dette, perché la fede non è qualcosa da relegare «nel chiuso delle chiese e delle sagrestie», ma necessita «di essere attuata nella vita concreta».

La festa della patrona ha voluto così essere un richiamo a «un modo diverso di concepire la vita e l’impegno sociale. Anche perché i credenti devono avere chiaro un concetto: saranno giudicati dagli uomini, per il loro operato, ma anche da Dio.E questo timore, chiamiamolo così, è un motivo in più per operare bene».