Quale scenario di confronto esce dalle primarie del PDL?

L’esito era prevedibile: si è affermata la potenza dell’apparato, in contrapposizione a due diversi modelli di “rinnovamento” che erano presentati da Rinaldi e Costini. Solo questa chiave di lettura della “scelta di apparato” può del resto spiegare come il PDL abbia scelto, come suo candidato sindaco, l’assessore il cui contributo all’amministrazione è stato così evanescente da provocare, appena un anno fa, un’interpellanza in Consiglio Comunale dall’allora portavoce del PDL stesso.

Nell’analisi delle conseguenze, non va dimenticato che si è trattato non di primarie di coalizione ma di primarie del PDL; questo tutti lo hanno precisato e molti nella fluttuante destra reatina si sono per questo volutamente tenuti alla finestra. Il fatto che fossero primarie di partito ha diverse implicazioni: la più significativa, oggi, è che chi ci partecipava come concorrente assumeva l’impegno di mettersi a servizio del vincente ma anche del partito.

Questo è particolarmente oneroso per Costini. Come prevedibile conoscendo l’uomo, Chicco Costini esce dall’esperienza riaffermando le sue parole d’ordine di Onore e lealtà; quindi – trattandosi di primarie del PDL – egli non solo non si presenterà come sindaco, ma neppure con una propria lista alle comunali: necessariamente correrà coerentemente e lealmente dentro la lista del PDL.

La conseguenza di aver voluto, solo contro tutti, le primarie, è che Costini si è chiuso in un angolo; se avesse voluto esprimere un’alternativa egli avrebbe dovuto piuttosto correre in solitaria, marcando la propria differenza dall’apparato; si è invece illuso di poterlo domare, cosa che non gli era già riuscita nella sua esperienza da assessore comunale ed ancor prima alle ultime provinciali, quando l’apparato PDL gli aveva votato contro.

Guardando all’altro emisfero dell’apparato che regge gli affari reatini, analoga scelta di alternativa ci si augurava anche da Petrangeli; questi tuttavia ha da sempre adottato un approccio di convivenza con l’apparato stesso (per “modificarlo dall’interno”, sulla cui realizzabilità dissentiamo); approccio che, diversamente da Costini, l’ha tatticamente premiato consegnandogli la candidatura a sindaco.

Dal nostro punto di vista di alternativa di governo, se la forzatura dell’apparato su Perelli svuoterà un po’ il confronto sui programmi (vedi la sopra richiamata interpellanza) essa avrà comunque il vantaggio di togliere dalla campagna elettorale l’incubo del confronto su “quanto è comunista Petrangeli, quanto è fascista Costini”. E la riporterà al vero nodo che attanaglia e soffoca questa città: l’apparato bipartisan di potere e quali rapporti intrattenere con esso.