Provincia sabina in lenta agonia, organico a metà

Anche per Rieti il via allo smantellamento dell’ente: a casa il 50 per cento dei 293 dipendenti in servizio. Poco confortanti le statistiche del «Sole 24Ore» Confrontando il 2013 col 2007, emerge il dato di come in sei anni il reddito pro capite dei reatini sia bruscamente calato: meno 16,8 per cento.

Si può morire di un colpo apoplettico, un attimo e via al Creatore. Si può lasciare questo mondo dopo una lunga agonia, ridotto in larva, che per le istituzioni civiche può significare decenni di alti e bassi, delusioni e fiammate di speranza. Poi arriva l’ora stabilita. Scocca il tempo del carnefice. S’affaccia il giustiziere. Si finisce in sala di rianimazione e se il moribondo non la sfanga in quel luogo affollato di macchine, polmoni artificiali e defibrillatori, allora l’attesa si riduce di molto. Oramai si è entrati nel tunnel della morte e se ne uscirà solo distesi dentro una bara. Per la Provincia di Rieti, nata rosea e paffuta da un decreto reale del 27 gennaio 1927, firmato da Vittorio Emanuele III e da Benito Mussolini, che volle resuscitare la capitale della vecchia Sabina, da cui in un giorno disperso negli albori della storia antica era nata Roma, l’entrata nella sala di rianimazione è stata il 24 febbraio scorso, quando il presidente Giuseppe Rinaldi ha presieduto la riunione del consiglio provinciale al cui ordine del giorno era iscritto l’argomento che dava il via al primo, effettivo smantellamento dell’ente. Bisognava assumere le determinazioni disposte dal presidente del consiglio Matteo Renzi, riformatore fiorentino, come il suo lontano concittadino Fanfani, più alto, più aitante e più snello del professorino della Cattolica, ma ugualmente determinato a far suo il risultato prefissatosi. Il consiglio provinciale lo ha seguito ed ha applicato le disposizioni di legge per cui si sforbicia l’organico del personale provinciale: dei 293 dipendenti ora in servizio, si indica la riduzione esatta della metà di essi. In pratica di 146 unità e di conseguenza si riduce la spesa, che all’8 aprile 2014 era di 11.959.757 milioni annui a soli 5.979.878,50. Bel risultato per Renzi! Ma chi ne soffrirà? Le famiglie dei 146 sforbiciati, anche se alcuni andranno in pensione e parecchi saranno sistemati altrove? La popolazione della Sabina? Per ora la resegata è soltanto suggerita e sarà adottata quando la Regione avrà stabilito i nuovi organici dell’ente. Per tutte le province essa assommerà ad un risparmio di un miliardo e 380 milioni sulla spesa per il 2014–15; per il 2016 salirà a due miliardi e per il 2017 a tre miliardi di euro. Allora l’elettrocardiogramma della Provincia di Rieti sarà davvero piatto. Tacerà il bip delle macchine che misurano i battiti del cuore e i reatini parleranno solo dei ricordi di quando c’era la provincia di Mussolini. Nel 1997, esattamente diciotto anni fa, sul versante delle profezie ce n’era stata una per niente male quanto a descrizione di quel che sarebbe accaduto a seguito delle insufficienze dello stato di salute della Sabina. Nel salone delle conferenze della parrocchia Madonna del Cuore, salutando il concittadino Franco Marini, allora segretario nazionale Cisl, il responsabile del Partito popolare del tempo, Alfredo Belgrado, aveva detto: «…Siamo una realtà umana con un elevatissimo tasso di invecchiamento. Le nostre famiglie hanno pochi figli. Le nostre scuole si spopolano e perdono alunni ed insegnanti come dovunque in Italia e in Europa. A Borgorose quel piccolo nucleo industriale nato negli anni Settanta non esiste più. Il nostro, quello di Rieti–Cittaducale, è in grande sofferenza. Qui possiamo dirlo: siamo una città isolata. Con Roma abbiamo un’urgenza di far presto. L’ammodernamento della Salaria ci necessita come il pane. Nel suo centro storico la nostra città è spopolata I negozi chiudono. È fallita ogni iniziativa dell’ente responsabile per risolvere il problema delle aree dismesse dell’ex Montecatini e dell’ex Zuccherificio. La stazione montana del Terminillo, che sta a cuore a tutti noi, è in agonia. Una crisi che pare irrisolvibile affligge da anni il nostro ospedale generale….». Parole illuminate che hanno un riscontro obiettivo nei numeri pubblicati dal Sole 24Ore, nel dossier sulla qualità della vita di fine anno 2014, che ha realizzato un confronto sulla situazione che era nel 2007 e quella del 2013. Ebbene in sei anni, il reddito pro capite dei reatini è sceso da 19.508 euro a 16.234, con una perdita secca di meno 16,8%.

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