La Provincia e la democrazia per procura

In tanti ne volevano l’abolizione. Ma siccome l’Ente inutile sta ancora in piedi, a destra e a manca sono in corso grandi manovre per l’elezione. Parliamo ovviamente della tanto vituperata Provincia. Si vota il 12 ottobre e lunedì 22 è il termine ultimo per la presentazione delle liste.

Ma stavolta pare non avremo le cassette della posta intasate di santini elettorali, né avremo il piacere di vedere i faccioni dei volenterosi stampati su manifesti appesi in fila in luoghi più o meno preposti. A votare ci andranno solo gli amministratori locali, circa 800 tra sindaci e consiglieri comunali in carica e consiglieri provinciali uscenti.

Qualcuno dirà che la Provincia è diventata un affare tra partiti e tra correnti di partito. Forse lancerà il sospetto che tutto è già lottizzato e spartito, o che si va alla conta per lottizzare e spartire. Insinuerà che mancando un mandato diretto, gli amministratori eletti andranno a fare soprattutto l’interesse del partito o della corrente o del clan cui devono la carica. E magari che in questo modo più facilmente il rapporto tra amministratore e cittadino si deteriorerà risolvendosi spesso in semplice clientela.

Ma questo è ridicolo e impossibile. Questi atteggiamenti nel nostro Paese non si sono mai visti, non fanno parte del Dna della nostra politica.

Fidiamoci del nuovo che avanza. Con l’elezione provinciale stiamo assistendo ad una positiva evoluzione, all’avvento di una innovativa democrazia per procura. Oggi si sperimenta con le province, ma sembra che il sistema dei “grandi elettori” sarà presto adottato anche per la formazione del Senato. E poi chissà…

I vantaggi sono evidenti: i cittadini non hanno più la scocciatura di eleggere chi determina le scelte; le formazioni politiche possono concentrarsi sulle cose da fare senza dover perdere troppo tempo a spiegarsi in inutili campagne elettorali.

Sembra un buon rimedio alla disaffezione dei cittadini alla politica. La democrazia in Italia era sul punto di restringersi, rischiava di non svilupparsi o di lasciare troppo spazio a forze immature, sostenute da cittadini incomprensibilmente scontenti.

I nuovi sistemi, invece, sembrerebbero garantire la gestione della cosa pubblica a persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato.

Meno male…