Proposta di legge per l’eutanasia: a Rieti hanno firmato in 250

Qualche giorno fa Sabina Radicale ha inviato all’Associazione Luca Coscioni le firme autenticate e certificate di oltre 250 reatini che hanno sottoscritto la Proposta di legge di iniziativa popolare su “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”.

Le firme sono state quasi nella totalità raccolte ai tavoli radicali e grazie alla collaborazione dei consiglieri comunali Ivano Fioravanti e Gabriele Bizzoca, che si sono alternati come autenticatori.

Per questa proposta di legge, aveva speso il suo corpo e la sua voce il nostro concittadino Gildo Balestrieri.

«Dispiace – dicono da Sabina Radicale – che nonostante la esibita stima ed ammirazione per Gildo ed anche la condivisione al tema (abbiamo raccolto la firma non solo del sindaco e di qualche assessore, ma anche di consiglieri di destra e di sinistra) localmente nessuna associazione o partito o movimento si sia unito alla raccolta. Ma l’importante è aver colto, anche per Gildo, l’obiettivo: oggi venerdì 13 Settembre, le 65mila firme raccolte verranno consegnate al Parlamento, affinché vengano discusse e votate».

«Non è però finita qui» proseguono dall’Associazione: «la raccolta e la consegna sono stati passi importanti, ma essendo noto che oltre la metà degli italiani è a favore dell’eutanasia legale, la parte più difficile viene ora, essendo anche nota la distanza su questo tema tra Paese e Parlamento. Occorre che la legge non venga sepolta in qualche cassetto; per questo contiamo che facciano sentire la loro voce anche i parlamentari del nostro territorio: Oreste Pastorelli, che è uno dei soli 15 parlamentari che l’hanno firmata; e Fabio Melilli che a dicembre, quando fu diffuso il video di Gildo, commentò “non credo che ci sia legge che possa impedire la libertà a cui Gildo si richiama”».

«Purtroppo – concludono da Sabina Radicale – la legge c’era e c’è; è proprio per farne una nuova, e consentire quello che Gildo accoratamente ci chiedeva, che abbiamo raccolto queste firme e viene proposta una nuova legge».

La proposta presentata, consultabile su eutanasialegale.it, comprende una premessa e quattro articoli, e sembra essere composta sostanzialmente da due parti. La prima si richiama all’art. 32 della Costituzione («Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»).

La seconda punta ad alcune deroghe agli articoli del Codice Penale che riguardano l’omicidio, la collaborazione al suicidio o l’omicidio di un consenziente, l’induzione al suicidio, e l’obbligo di soccorso degli incapaci (articoli 575, 579, 580 e 593). I Radicali vorrebbero che i medici e il personale sanitario che uccidono pazienti di cui sia inequivocabilmente accertata la volontà di farla finita, e siano affetti «da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi», non possano essere incriminati per omicidio.

Si dirà che la questione esiste e che in Stati più pragmatici è stata già affrontata con una apposita regolamentazione. È vero, ma continuiamo a vedere in questa impostazione un’idea strumentale della vita e della persona. Ci spaventa che la dignità di una esistenza possa essere misurata, catalogata, certificata. Anche quando questo giudizio lo rivolgiamo sui noi stessi. Saremo retrogradi e oscurantisti, ma un omicidio rimane un omicidio, qualunque sia la condizione di chi viene ucciso. E crediamo poco alla soluzione tecnica di un problema che invece è, e rimane, soprattutto esistenziale.