Incontro Pastorale

Incontro Pastorale 2020: «Non occupare spazi, ma avviare processi»

Su una Chiesa chiamata a ripartire dalla pandemia, il primo pomeriggio dell’incontro pastorale è stato giocato tra testimonianza diretta e riflessione ecclesiale

Su una Chiesa chiamata a ripartire dalla pandemia, il primo pomeriggio dell’incontro pastorale propone una testimonianza diretta di chi, tra i pastori, l’aggressività del virus l’ha subìta in prima persona e la riflessione di un teologo sul senso di comunità ecclesiale che la devastante situazione può essere l’occasione per sforzarsi di ritrovare.

Interviene “a distanza” dalla sua Pinerolo, tramite il collegamento video con l’assemblea radunata al centro pastorale di Contigliano, il vescovo Derio Olivero, reduce, durante i giorni più terribili vissuti nelle regioni del nord Italia, del ricovero nel reparto dei malati di Covid-19. Racconta che cosa ha significato per un pastore sperimentare direttamente la situazione di fragilità e di abbattimento, e al contempo sentire la grande solidarietà di tutta la comunità. Ma anche come questo momento lo abbia spinto a riflettere, e a condividere con tanti, sul valore di tante nostre certezze…

Quelle certezze che la pandemia ha fatto vacillare, e parecchio, anche in casa ecclesiale. Al riguardo, dopo la video testimonianza di monsignor Olivero, lancia varie provocazioni il relatore che “punzecchia” l’assemblea per un’intensa ora di conversazione: don Dario Vitali, titolare della cattedra di Ecclesiologia in Gregoriana, non le manda a dire su quanto possa essere utile per la Chiesa ripensare se stessa “approfittando” dello sconquassamento che il virus ha provocato anche sulla sua esistenza, scoperchiando che dietro tanta routine assai consolidata ci fossero basi non sempre così solide. Si pensi, ad esempio, al dramma di essersi ritrovati senza Messe: «Nelle piccole comunità l’Eucaristia è tutto, e toglierla ha significato togliere l’appartenenza ecclesiale». Non per sminuire la centralità dei sacramenti e dell’Eucaristia in particolare… ma la Parola?

Il sospendere le relazioni può essere stata una grazia per capire il vero senso della dimensione relazionale nella Chiesa: una spinta a riflettere sulla «consapevolezza dei legami, delle relazioni, superando l’idea di un cristianesimo puramente sociologico, l’idea che esista ancora una societas christiana», tornando al valore originario del “corpo di Cristo” dipinto nell’epistolario paolino.

«La pandemia ha messo in evidenza che il corpo ecclesiale è in stato di sofferenza. Ha provocato un forte stress, prima di tutti gli altri ai preti, mostrando che cosa potesse essere il nostro vissuto ecclesiale: quello di mancanza di parola di Dio, il rischio di essere ridotti a qualche ripetizione imparata da bambino che rischia di non avere rilevanza».

Per don Vitali il rischio «è che seguiamo delle vie consolidate che non ci portano all’essenziale». Ha fatto riferimento al “fenomeno” televisivo che si è creato durante la quarantena, con la diretta della Messa mattutina del Papa da Santa Marta: «colpisce il fatto che la tv generalista abbia fiutato l’affare a zero spesa con un’audience incredibile, ha intercettato un bisogno» ma c’è un rovescio della medaglia: un rischio alquanto insidioso, che  «è stato dare l’idea che la Chiesa è il Papa e il Papa è la Chiesa… Dov’è la Chiesa corpo di Cristo?».

E ha ripercorso le vicende storiche che hanno portato a centralizzare tutto su Roma, per riaffermare la dignità e la santità degli ecclesiastici rispetto alle compromissioni con l’impero e le macchie di simonia, ma con la conseguenza di aver reso i vescovi “funzionari della Chiesa romana”. Da riscoprire, per il teologo, il senso di Chiesa locale, che è tale solo in comunione col vescovo. Le parrocchie, le comunità religiose, i movimenti, in sé «non sono Chiesa: lo sono solo in quanto in comunione con il vescovo e la Chiesa particolare». Ecco allora l’importanza per tutti, anche le piccolissime realtà, di «fermarsi, ascoltare, riflettere, discernere». Accogliendo l’esortazione di papa Francesco a «non occupare spazi, ma avviare processi, e in particolare il processo della sinodalità».

L’augurio finale alla diocesi riuniti in convegno don Dario lo formula in linea con l’Apocalisse: «Ascoltate ciò che lo Spirito dice a questa Chiesa».