Presidente, più attenzione alle Partite Iva

Preg.mo Presidente Renzi,

il cosiddetto popolo delle partite Iva sta vivendo un momento molto difficile: i dati dell’Istat ci dicono che, a seguito della crisi economica, è il corpo sociale che più degli altri è scivolato verso il baratro della povertà e dell’esclusione sociale. Questa categoria produttiva – costituita da lavoratori autonomi, da professionisti e da freelance – non ha potuto beneficiare delle più importanti misure a favore del mondo produttivo che ha messo in campo in questi primi 14 mesi di lavoro. Nel corso degli anni questi contribuenti hanno subito un progressivo aumento del prelievo previdenziale.

Sebbene il Suo governo abbia eliminato l’ inasprimento previsto per il 2015, dal 2016 riprenderà la crescita dell’aliquota contributiva della gestione separata Inps.

Le ricordo, altresì, che oltre il 70 per cento degli artigiani e dei commercianti lavora da solo. Anche questi lavoratori indipendenti sono riconducibili al popolo delle partite Iva: anche quest’anno subiscono un altro aumento di quasi 0,5 punti percentuali dell’ aliquota contributiva Inps che annulla gli effetti positivi del credito Irap del 10 per cento introdotto dal 2015.

La Legge di Stabilità ha istituito il nuovo regime dei minimi che doveva semplificare e alleggerire il carico fiscale per questi soggetti: il risultato è stato controverso e per certi versi addirittura peggiorativo rispetto ai regimi forfettari in essere. Alla fine, grazie al decreto Milleproroghe, si è fatto marcia indietro e si è ritornati alla situazione in vigore fino all’anno scorso.

Il taglio dell’Irap sul costo del lavoro non riguarderà le attività che non hanno dipendenti, mentre sembra sfumata l’ipotesi di estendere anche a queste partite Iva il bonus degli 80 euro. A differenza dei lavoratori dipendenti, quando un autonomo chiude definitivamente bottega non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito: non beneficia dell’indennità di disoccupazione e di alcuna forma di cassa integrazione in deroga e/o ordinaria/straordinaria. Una volta chiusa l‘attività è costretto a rimettersi in gioco cercando un nuovo lavoro. Purtroppo non è facile trovarne un altro: spesso l’età non più giovanissima e le difficoltà del momento costituiscono una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo queste persone verso forme di occupazione completamente in nero. E’ sempre più evidente a tutti che la precarietà si annida soprattutto tra questi soggetti.

Non voglio essere frainteso: la questione non va affrontata mettendo gli uni contro gli altri, ipotizzando di togliere alcune garanzie ai lavoratori dipendenti per darle agli autonomi, ma allargando l’impiego di alcuni ammortizzatori sociali anche a questi ultimi che, almeno in parte, dovrebbero pagarseli.

Con il Jobs act è iniziato un percorso importante: prosegua su questa direzione. Grazie al Suo governo si è finalmente avviata la riduzione del carico fiscale sui cittadini e sulle imprese. Non è ancora sufficiente, ma è un merito che Le riconosco. In un territorio come il Veneto dove il ceto medio produttivo costituisce il tessuto connettivo dell’economia è necessario che il Suo Esecutivo trovi la forza e soprattutto le risorse per aiutare questa categoria di lavoratori che in prospettiva può essere determinante per riagganciare la ripresa e rilanciare l’occupazione del Paese.

Corriere del Veneto – 19 aprile 2015