La presenza Caritas è un’urgenza di cammino ecclesiale

Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi, al termine del suo mandato: ”Mi sento di fare e proporre un bilancio positivo nonostante i nostri limiti e le nostre difficoltà. In particolare per l’impegno profuso negli ambiti educativi, secondo l’invito di Paolo VI… È positivo, penso, anche il bilancio del rapporto con la Chiesa italiana e tutte le sue diocesi”. L’esigenza di sinergie in Europa e nel mondo.

La Caritas italiana ha dato in questi giorni il suo saluto al presidente uscente monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi. Mons. Merisi era dal 2008 anche presidente della Commissione episcopale della Cei per il servizio della carità e la salute e presidente della Consulta ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali. La sua nomina ufficialmente decade con l’entrata del nuovo vescovo nella diocesi di Lodi, il 26 ottobre prossimo. Nel frattempo la presidenza Caritas, nella riunione del 22 settembre, ha dichiarato l’assunzione ad interim delle sue funzioni da parte di mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento, a partire dal 27 ottobre. La prossima assemblea dei vescovi (Assisi, 10-13 novembre) sarà poi chiamata ad eleggere il nuovo presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e di Caritas italiana. Nato a Treviglio (arcidiocesi di Milano) il 25 settembre 1938, mons. Merisi è stato ordinato vescovo il 4 novembre 1995 e trasferito a Lodi il 14 novembre 2005. Oggi è tempo di bilanci e di sfide da rilanciare.

In questi sei anni come presidente di organismi ecclesiali così importanti, tra tutti la Caritas italiana, qual è il bilancio pastorale che si sente di fare?
“Mi sento di fare e proporre un bilancio positivo nonostante i nostri limiti e le nostre difficoltà. In particolare per l’impegno profuso negli ambiti educativi, secondo l’invito di Paolo VI, sempre in rapporto con la quotidianità del servizio e della dedizione di solidarietà. È positivo, penso, anche il bilancio del rapporto con la Chiesa italiana e tutte le sue diocesi, corrispondendo al mandato dello Statuto che definisce la Caritas un organismo pastorale della Chiesa”.

In questi anni ha visto passare da vicino l’Italia e il mondo con i suoi problemi sociali e umanitari: i conflitti, le catastrofi naturali, i migranti e Lampedusa, la crisi economica, la disoccupazione e le nuove povertà. Cosa l’ha segnata di più e cosa ricorderà maggiormente, come esperienza di vita e di pastore?
“Ogni occasione di impegno porta con sé la sua memoria costruttiva. Ricordo in particolare tutte le occasioni di servizio richieste dalle emergenze (terremoti, profughi, alluvioni, ecc.), senza dimenticare i Fondi di solidarietà delle diocesi per venire incontro, se possibile risolvere, o comunque affrontare positivamente le conseguenze della crisi economico finanziaria, in particolare sul tema del lavoro”.

Quali sono, in questo momento in cui si appresta a lasciare l’eredità al suo successore, le urgenze e le priorità da affrontare, in Italia e nel mondo?
“Sono tante le sfide di questo nostro tempo a cui Caritas italiana e le Caritas diocesane tentano di rispondere dall’interno della comunità ecclesiale con le ‘antenne’ costituite dagli Osservatori delle povertà e delle risorse e dai Centri di ascolto diffusi su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda l’Italia penso sia importante continuare l’impegno di testimonianza perché in tutte le diocesi e in tutte le parrocchie si costituisca o si rafforzi la presenza della Caritas, anche come occasione di coordinamento delle iniziative di solidarietà presenti sul territorio. Varrà anche la pena di insistere sulle iniziative che consentano il coinvolgimento del mondo giovanile. Per quanto riguarda l’estero occorre valorizzare tutte le occasioni di sinergia offerte da Caritas Europa e da Caritas internationalis, pur nel rispetto delle diverse tradizioni e possibilità, per potenziare sempre più il comune impegno di sensibilizzazione a sostegno dei diritti dei più poveri e nel perseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio”.

Ha consigli per il suo successore e per la Caritas in tutte le sue articolazioni?
“Non mi permetto di dare suggerimenti, ma certo siamo tutti convinti che la presenza delle Caritas risponde ad una urgenza del nostro cammino ecclesiale oltre che alle necessità del tessuto sociale, sempre bisognoso di testimonianza e di autentica dedizione. A livello diocesano occorre continuare a strutturare volontariato e presenza sul territorio in relazione alle proposte di Caritas italiana, per riuscire a rinnovare e rilanciare la voglia e l’impegno a favore dei poveri e degli ultimi aiutando tutte le comunità a misurare con l’amore la propria appartenenza ecclesiale, tanto più in tempi come i nostri, in cui siamo invitati giustamente all’impegno di nuova evangelizzazione in questi nostri territori di antica tradizione cristiana. L’anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale ha prodotto positivi risultati di sensibilizzazione con l’impegno, in prospettiva, degli Obiettivi del millennio”.