Presentato alla Sala dei Cordari il libro sul caso David Rossi

Per una strana coincidenza, la serata reatina dedicata al caso Rossi è venuta a cadere nel quarantesimo del rapimento di Aldo Moro e dell’eccidio della sua scorta.

E pensando alle parole del figlio dello statista dc nello speciale di Ezio Mauro andato in onda su Raitre, «Solo la verità può dare giustizia», non si poteva non cogliere l’analogia con questo strano caso che da Siena ha fatto breccia in tutt’Italia e che è arrivato anche nella città di cui è originaria la cognata della vittima di quello che appare a tutti gli effetti un giallo.

Il marito di Simonetta Giampaoletti – reatina trapiantata a Siena – Ranieri Rossi, fratello del manager di Montepaschi “suicidato”, era al tavolo dei relatori della gremitissima Sala dei Cordari.

E ha commosso tutti quando ha detto chiaramente di non comprendere le battute della magistratura a proposito della famiglia che cercherebbe una “sua” verità… Come se potesse esistere una certa verità e non “la” verità in quanto tale!

Fu proprio lei, Simonetta, ha raccontato anche il legale di famiglia, l’avvocato Paolo Pirani, intervenuto all’incontro, a mantenere la lucidità, tra gli altri familiari sconvolti, quando gli inquirenti avrebbero voluto chiudere frettolosamente la faccenda rinunciando anche all’esame autoptico sulla salma del povero cognato: no, l’autopsia si deve fare! Per fortuna si fece, almeno si è avuto qualcosa cui appigliarsi per controbattere le frettolose conclusioni di sicuro suicidio con cui i giudici hanno archiviato l’episodio. Dato che i segni sul corpo del defunto Davide Rossi non sono compatibili con la caduta sul selciato del vicolo sottostante la finestra del suo ufficio alla direzione generale del Monte dei Paschi di Siena.

È soltanto una delle tante “stranezze senesi” che hanno attirato la curiosità del numeroso pubblico intervenuto all’incontro nato dall’iniziativa spontanea di “Quelli di Villa Sant’Anatolia”, gruppo di amici legati agli storici campi della casa diocesana diretta dal compianto don Luigi Bardotti che, forti del legame familiare con Simonetta che è una dei tanti “ex ragazzi” di VSA, hanno voluto organizzare la presentazione del libro Il caso David Rossi: il suicidio imperfetto del Manager MPS.

A ruba tutte le copie in vendita in sala (tanti acquisti già prenotati presso la Libreria Moderna di via Garibaldi), delle varie “stranezze senesi” ha parlato sinteticamente l’autore, il giornalista del Fatto quotidiano Davide Vecchi: del maldestro inquinamento del luogo del delitto, delle trascuratezze nelle indagini, della ritrosia degli inquirenti nell’affrontare elementi decisivi.

Ed è intervenuto, nell’articolato e interessante dibattito moderato dal giornalista reatino Fabrizio Colarieti dell’Ansa, anche il giovane “inchiestista d’assalto” Antonino Monteleone, inviato delle Iene che ha rilanciato l’attenzione mediatica sul caso: anche lui raccontando della caparbietà con cui, nell’inchiesta condotta senza farsi troppi scrupoli, ha affrontato ritrosie, superficialità, ostinazioni, con una magistratura senese che sembrerebbe spendere più tempo a querelare la popolare trasmissione di Italia1 che a indagare come dovrebbe su un caso dove troppi risvolti continuano ad apparire misteriosi.

Nota a margine: della presenza a Rieti di Monteleone hanno voluto approfittare anche i licenziati di GalaTech: terminato l’incontro, una delegazione di ex dipendenti dell’azienda reatina hanno avvicinato la “iena”, e il giornalista si è dimostrato assai interessato anche a questo caso. Che non sarà un giallo come quello del manager senese – forse fatto fuori per la sua volontà di non rendersi complice della vergognosa vicenda di miliardi sfumati di Mps – ma che un’attenzione mediatica che vada oltre l’ambito locale, magari proprio sulle Iene, la meriterebbe ugualmente.