Caritas

Povertà e legalità, don Fabrizio: la fragilità sociale è un fianco scoperto

La povertà come fianco scoperto della società. È stato questo il cuore dell’intervento del direttore della Caritas diocesana, don Fabrizio Borrello, all’incontro “L’impegno del quotidiano, testimonianze di vita”

La povertà come fianco scoperto della società. È stato questo il cuore dell’intervento del direttore della Caritas diocesana, don Fabrizio Borrello, all’incontro “L’impegno del quotidiano, testimonianze di vita”, svolto lo scorso 10 dicembre all’Auditorium di Santa Scolastica. Una giornata rivolta soprattutto agli studenti, dedicata alla legalità e orientata ad aumentare l’attenzione verso i fenomeni della criminalità organizzata, promossa dal Movimento delle Agende Rosse insieme alla Caritas e alla Chiesa di Rieti, che nella sessione mattutina ha visto protagonista il giornalista Paolo Borrometi, costretto alla scorta a causa di attentati e minacce di morte ricevuti in seguito alle sue inchieste sui fenomeni mafiosi.

Don Fabrizio ha notato che mafia e malaffare non attecchiscono ovunque, non solo dove c’è molto denaro, ma anche dove c’è povertà ed è facile arruolare la cosiddetta “bassa manovalanza”. Occorre dunque alzare la guardia dal momento che «stiamo vivendo una fase storica caratterizzata da un aumento della povertà del quale sappiamo tutti le ragioni»: conseguenze della pandemia, guerra, crisi energetica.

«Anche nel Reatino – ha spiegato don Fabrizio – registriamo l’aumento di forme di povertà e lo vediamo dal nostro particolare Osservatorio: alla Caritas si rivolgono moltissime persone non solo per chiedere generi di prima necessità, come alimenti e come abbigliamento, ma anche persone insospettabili che presentano problematiche economiche rilevanti». Una fragilità sociale che a volte può degenerare in una «delinquenza spicciola», ma soprattutto espone a fenomeni come l’usura e apre la porta a forme di criminalità più pericolosa e organizzate.

I rischi di questo scenario possono essere efficacemente disinnescati solo mitigando le disuguaglianze e i disagi, sostenendo chi attraversa momenti di difficoltà aiutandolo a riprendere il pieno controllo della propria vita. Ed è proprio il compito della Caritas, che non va intesa come una semplice opera di assistenza, ma come una spinta a rimuovere le cause della povertà. Da qui l’invito rivolto da Paolo Borrometi ai giovani a fare la propria parte nella Caritas e in altre organizzazioni, a riconoscere come la tenuta sociale del Paese vada riconosciuta anche alle forme di impegno civico e volontariato. Contro la povertà, come contro le mafie, «a vincere è il noi: la nostra società è dilaniata dagli egoismi, dai personalismi, ma da soli non si va da nessuna parte, lo imparerete strada facendo».