Povertà e guerra si implicano a vicenda / Presentato a Rieti il libro di Antonio Bruscoli

Nel tardo pomeriggio di venerdì 22 luglio, presso la Libreria Rieti (ex Gulliver), è stato presentato il libro Kadamou – L’Africa negli occhi di un medico italiano (Falco Editore) di Antonio Bruscoli.
Bruscoli è un chirurgo con esperienza trentennale, da un decennio nella cooperazione internazionale, che lavora per Emergency. Il racconto è ambientato a Bangui, la città da cui Papa Franceso ha inaugurato il giubileo della misericordia aprendo la Porta Santa.

La storia si svolge alcuni anni fa e ha una struttura circolare nel tempo e nello spazio, raccontando un giorno particolare della missione dalla sera a quella successiva ritrovandosi infine nello stesso luogo dell’inizio. Al centro c’è il Kadamou: «È una parola del dialetto locale, è una stoffa che le donne usano un po’ per tutto mentre gli uomini la impiegano come turbante simbolo di guerra», ci dice Bruscoli. Ma in quella giornata speciale il medico italiano trova un Kadamou e da qui si dipana la narrazione della vita in un ospedale in Centrafrica.

«Questo libro è un cavallo di troia per entrare nei vostri cuori», esordisce l’autore, «perché sono fermamente convinto di stare dalla parte giusta». «Fino all’ultimo ero incerto se pubblicarlo oppure no. Chi legge questo libro saprà tutto di me. La voglia di testimoniare ha prevalso». E infatti oltre la metà del tempo il chirurgo lo passa a raccontare la sua storia, ma soprattutto le ragioni e gli eventi che l’hanno portato e lo partano a lavorare per Emergency. Si sofferma sulla filosofia di questa organizzazione, «Contro povertà e guerra al massimo livello». «Se ci pensiamo la povertà è come la guerra. Le due si implicano a vicenda».

La copertina del libro merita un discorso a parte. È l’ultima foto scattata da Camille Lepage, fotografa francese di 26 anni uccisa in Centrafrica, che ritrae appunto un bellissimo Kadamou giallo. Questa giovane fotoreporter diceva di voler dare memoria a chi non ce l’ha. E questo libro ha lo stesso intento, per farci capire che cosa davvero succede in Africa e quanto può essere prezioso il nostro contributo.