Polizia locale in dissolvimento. Cisal: sarebbe bastato un po’ di coraggio

La Cisal di Rieti interviene sulla «“fine” ingloriosa che è stata riservata alla polizia provinciale di Rieti».

«A dispetto delle altre polizie provinciali del Lazio – spiegano il Segretario, Marco Palmerini e il Dirigente Francesco Puglielliè stata la più martoriata dalla riforma Del Rio». E questo «sia dal punto di vista di diminuzione della forza lavoro, che da quello organizzativo e funzionale. Cerchiamo di riassumere gli eventi che hanno portato l’organico da 19 a 3 unità. La scelta fatta dal Presidente della Provincia di mantenere in organico 5 unità di personale ha costretto i restanti operatori ad emigrare verso altre amministrazioni locali o nazionali (Comuni e Tribunali)» spiegano i sindacalisti, che ricordano:

Durante una riunione tra il personale e l’allora comandante Dott. Tulumello, gli agenti in esubero furono messi di fronte ad una scelta molto delicata per il proprio futuro professionale. Infatti chi avesse firmato la rinuncia alle qualifiche di agenti di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, sarebbe transitato alle dipendenze della Regione Lazio, con incarichi puramente amministrativi. L’altra opzione sarebbe stata quella di andare a finire sul portale nazionale della mobilità, per essere presi in carico da qualche polizia municipale che eventualmente ne avesse fatta richiesta.

«Entrambe le scelte – sottolineano dalla Cisal – comunque penalizzavano gli appartenenti al corpo di Polizia provinciale, perché da un lato si chiedeva di svestirsi di qualifiche attribuite dalla legge per diventare impiegati “civili”, dall’altro si doveva transitare verso la Polizia municipale, che consentiva il mantenimento delle qualifiche, ma prospettava un tipo di lavoro completamente differente da quello svolto fino a quel momento».

«Tra i vari cambi di profilo professionale ed i Comandi temporanei – proseguono Palmerini e Puglielli – attualmente l’ex corpo di polizia locale della Provincia di Rieti, conta solamente tre unità di personale».

Non vogliamo criticare ulteriormente le scelte operate dall’Amministrazione Provinciale, vogliamo solo porre l’attenzione sulle reali problematiche che da qui a settembre 2016 si verranno a creare con l’imminente apertura della stagione venatoria. Il controllo sulla caccia, che già in precedenza era limitato a causa delle esigue risorse umane dedicate, a fronte di un territorio come quello della Provincia di Rieti che per l’80% è composto da vegetazione, boschi, fiumi e laghi, quindi un patrimonio ambientale importantissimo, ora verrà quasi azzerato rimanendo solamente il Corpo Forestale dello Stato (tra l’altro anch’esso in fase di riorganizzazione) a presidiare e ad effettuare i controlli in materia.

E «lo stesso si verificherà per l’attività di pesca sportiva e professionale, la raccolta dei funghi e dei tartufi e non per ultimo la tutela dell’ambiente che tanto cara è per l’Amministrazione provinciale».

«Gli slogan propagandistici di promozione del nostro territorio non dovrebbero rimanere solo sulla carta» proseguono i sindacalisti che rilevano come l’attività principale richiesta attualmente alla polizia provinciale sia la gestione dell’autovelox, ma «l’attività di vigilanza sulle strade non si esercita solamente in un tratto di strada (tra l’altro di proprietà dell’Anas), mentre i restanti 1300 km circa di strade provinciali rimasti in carico all’Ente Provincia, dopo che la Regione ha ripreso in capo alcune strade di sua proprietà, rimangono sprovvisti di pattuglie della Polizia locale».

«È pur vero – concludono Palmerini e Puglielli – che ultimamente la Regione Lazio, con un’apposita delibera, ha previsto una sorta di convenzione con le Province Laziali per cercare di ripristinare un servizio di vigilanza sulle materie sopra citate, probabilmente perché resasi conto dell’enorme danno che questa scellerata riforma delle Province ha comportato per territori come il nostro. Chiaramente non può essere questa la soluzione, perché anche se tutti gli agenti usciti temporaneamente tornassero in polizia provinciale, a Rieti, si raggiungerebbe il numero di 8 operatori. Numeri tuttavia da rivedere ancora, anche in occasione dei prossimi pensionamenti e comunque irrisori per un territorio di circa 1850 km2. Sarebbe bastato forse un po’ più di coraggio, da parte di qualche amministratore locale e mantenere in carico tutti gli agenti, magari suggerendo alla Regione Lazio convenzioni o avvalimenti ad hoc per continuare ad effettuare questo particolare servizio istituzionale, come del resto è stato fatto in altre regione italiane».