Polemiche (velate) in un’afosa estate reatina

“Il commercio a Rieti è sempre più in crisi”.

“A Rieti non gira gente”

“Nella nostra città le attività ricreative sono ridotte ai minimi termini”.

“Nemmeno con la ZTL i commercianti riescono ad avere profitti”.

Questi sono solo pochi, tra i tanti qualunquismi, che potremmo sentire uscire dalla bocca dei reatini che passeggiano in maniera stanca e accaldata in questi giorni, tra le desolate lande della nostra cittadina.

Pomeriggi afosi e noiosi, in cui la calura estiva non permette quasi di respirare, e in cui la nostra visuale permette solo di vedere volare balle di fieno, come in un classico film western di quart’ordine.

Ovviamente la maggior parte dei reatini sono consci e consapevoli del divertente nascondino che i loro concittadini sono soliti fare durante questo periodo.

Di solito durante i mesi che vanno da giugno a settembre, qualche forma di vita umana è visibile di sera o prevalentemente durante le ore notturne, in cui vige la consuetudine dell’augurio di un “buon fresco”.

Ma è durante le feste o le sagre in cui è possibile ammirare le più rare specie animali di “Reatinus Medius”, che invogliato da un assaggio di pizzicotti o un bicchiere di vino “aggratis”, si convince a uscire dal candido tepore della propria dimora per mostrare al mondo intero, e anche ai preoccupati parenti, che combatte e vive insieme a noi.

Sorvolando il discorso più “sociologico” della vita reatina durante l’estate, e tornando a uno più spicciolo, c’è anche da dire che i commercianti in generale, non invoglino più di tanto i possibili acquirenti a immergersi nello shopping compulsivo e a uscire.

In molti lamentano della poca varietà di scelta dei prodotti e dei loro prezzi esorbitanti, mentre con Roma e Terni alle porte, c’è una scelta più variegata, legata anche a franchising conosciuti con prezzi accessibili e alla portata di ciascuna tasca.

Sorgerebbe in questo caso spontanea una domanda (che nasconde una velata critica e ancora più subdolamente, una piccola polemica): un servizio secondario, come potrebbe essere quello dell’intrattenimento culturale, secondo voi, cari e attenti lettori, potrebbe chiudere per quasi un mese intero impedendo il quotidiano servizio ai suoi fruitori?

La risposta credo sia più che ovvia.

In molti casi, quindi, il triste e infausto destino, ossia quello della chiusura per mancanza di ricavi, pare anche cercato, verrebbe da pensare.

È anche vero che in una città che possiede più banche e supermercati che persone, un servizio che detiene il monopolio, è molto difficile che fallisca.

Ciò permetterà però di fargli dettare sempre legge, con orari assurdi, prodotti limitati e di discutibile scelta, con costi sproporzionati rispetto alla qualità offerta.

Ma come si suol dire questo è quel che offre il convento e noi reatini ormai abbiamo fatto il callo sopportando passivamente questo tipo di situazioni.

E qui sorge un’ultima domanda, chiudendo la parentesi di questa piccola (e si spera non sterile) polemica: ce la faremo mai noi reatini a non accontentarci più del convento e pretendere una volta tanto almeno una mezza pensione in un motel?