Polemiche sul Meeting: una risposta semplice

Qualcuno si domanda il perché ci sia stata scarsa attenzione in città per il Meeting d’atletica e per i grandi eventi in generale. Il tema si direbbe di quelli profondi, complessi, prossimi ai massimi sistemi. Dunque ci vuole cautela. Non saremo certo noi a mettere un punto definitivo, a chiarire una volta per tutte la faccenda.

Però una lettura ci pare di poterla fare: forse è che queste iniziative hanno poco a che vedere con la vita concreta della maggioranza delle persone.

Non è spilorceria come sostiene qualcuno. Più probabilmente è che i “reatini” hanno altro a cui pensare che stare appresso alle superstar delle piste d’atletica. Sembrano troppo impegnati ad inseguire i problemi di ogni giorno per potersi appassionare alle performance della star di turno.

E se salgono sull’argine non è per malcostume: è per curiosare una mezzora in una faccenda che tutto sommato non li riguarda e non li interessa più di tanto, da un luogo che al contrario gli appartiene e non gli può essere sottratto.

Naturalmente capiamo il disappunto di alcuni: aspettano l’evento tutto l’anno, quasi fosse Natale, per poi scoprire di essere una minoranza. Non se ne abbiano a male: in fondo oggi le minoranze sono dappertutto, siamo un po’ tutti parte di qualche minoranza: al fianco degli amanti dell’atletica potremmo annoverare, ad esempio, quelli dei manga giapponesi, della cucina iraniana, oppure i lettori di «Frontiera».

A contare bene pare sia una minoranza pure quella al Governo.

Ma nessuno di questi piccoli gruppi si lamenta se non riceve il plauso universale. Vanno tutti avanti per la loro strada convinti di quel che fanno. Perché non fa così anche il popolo del Meeting?

23 thoughts on “Polemiche sul Meeting: una risposta semplice”

  1. antonio sacco

    Perchè si pensa di essere unici in quello che si fà e quindi speciali e si vuole essere sempre al centro di ogni attenzione. Noi tutti siamo una minoranza nel nostro bel pianeta e pensiamo che come italiani dobbiamo essere sempre al centro di tutto ma alla fine siamo semplicemente il centro di altri.

  2. Gianno

    Il meeting non è stato minimamente pubblicizzato. Non c’era un solo cartello in Piazza Cominale o in Via Roma.
    Rimane il fatto che si trovano decine di migliaia di Euro per far partecipare Asafa Powell e Gatlin ma poi si cercando disperatamente dei volontari per tenere in piedi l’organizzazione.

  3. Gianni

    E più tirchio chi sale sull’argine per risparmiare 15 euro o l’organizzazione che necessita di volontari per andare avanti ?

    1. marc

      si ma ai volontari vengono dati maglia pantaloncini e scarpe per un valore complessivo intorno ai 70/100 euro

  4. fabios

    Articolo decisamente di stampo grillino. Ci volete far credere che il problema e’ organizzare eventi e che quei soldi sarebbero stati spesi meglio magari per la mensa del poveri?

  5. Francesca

    Menomale che ci sono i volontari…. E sappiate che pure se non veniamo pagati il solo fatto di stare a contatto con gli atleti ci ripaga tantissimo… 😉 quindi si… I soli pezzenti sono quelli che per non pagare 5 euro sono andati sull’argine… E sappiate che nn ci sono rimasti mezz’ora ma tutta la durata del meeting 😉

  6. Danilo

    Quanta pochezza di idee e contenuti… Spero almeno tu sia un giornalista volontario perché se ti pagano stanno davvero messi male

  7. Oriano

    l’articolo, che non è firmato, mette in evidenza diverse cose tra cui spiccano la miseria spirituale di chi è abituato a pensare-contro e non a pensare-pro. C’è poi la non conoscenza del problema, infatti alcune critiche si potrebbero accettare (nessuno è perfetto, tantomeno l’organizzazione del Meeting) ma da qualcuno che avesse almeno una volta partecipato, avesse conosciuto l’ambiente, le relazioni interpersonali che esistono e si creano. Partecipando avrebbe capito che non ci ritroviamo insieme anno dopo anno per le scarpette o la maglietta, ma perchè data l’amicvizia che si crea, ci piace ritrovarci e uscire almeno per qualche giorno dalla grettezza della vita quotidiana di questa disgraziata città (ove imperano i critici-contro) e vivere in una mbiente che diventa internazionale e con un respiro diverso. Ma è chiaro che l’invidia sinistra di chi vede tutto sotto la lente del “ma questi che vogliono fare…” alla fine prevale. Quindi il commento all’articolo : NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE…. il mio nome è Oriano Minghetti e non sono più un ragazzo ho 69 anni…

  8. dorina van den Brandeler

    Dunque, innanzitutto, io sono una volontaria da 14 anni, oggi ho 67 anni, non ho mai voluto ne maglietta nè pantaloncini o altro. Non voglio criticare l’articolo o l’autore ( disgraziatamente si commenta da solo).
    Il problema di Rieti non sono i 5,00 Euro.. è il suo disinteresse per qualsiasi cosa che non dia un tornaconto personale … Qualche anno fa ho dato una mano (sempre come volontaria) ad un Meeting internazionale di Basket a rotelle…6 paesi…bellissimo torneo…il pubblico alle varie gare era composto di…giocatori delle altre nazioni … Reatini? penso che se dico 5 dico male!!! Neanche i familiari dei giocatori reatini…
    Esistono delle cose bellissime a Rieti..una fra tutte: Il Cammino di Francesco: Alzi la mano chi sa di cosa si tratta o si sia minimamente incuriosito …Anche qui, gran lavoro ma con una città che rema contro…
    Segue una seconda parte..

  9. Dorina van den Brandeler

    Questa città non sarà mai una “grande” città se continua a pensare e ad agire grettamente…
    Il mondo (atletico) ci invidia il Meeting…sono venuti da altri paesi a vedere e capire perchè ; noi così pochi, siamo “maledettamente” bravi, anche perchè Sandro Giovannelli, il Patron del Meeting, ci tiene uniti malgrado tutte le difficoltà..perchè noi non molliamo malgrado l’ignoranza della gente.. (sicuramente non è vero che ogni anno siamo alla disperata ricerca di volontari… ne avremmo già a sufficienza ma speriamo tutti gli anni che qualcuno voglia far parte di questo evento MONDIALE in una piccola città come Rieti.)
    L’essere tacagno qui non c’entra… questa è IGNORANZA e POCA CULTURA

  10. gigi

    È ormai disarmante la facilità con cui chiunque possa scrivere articoli, purtroppo anche chi sarebbe opportuno che non lo facesse.

    1. David Fabrizi

      Di cosa ci sarebbe bisogno seconde Lei (a parte un uso corretto della lingua italiana), di una qualche forma di autorizzazione o di censura?

  11. gigi

    Crede veramente che sia sufficiente l’uso corretto della lingua italiana per scrivere un articolo? A mio avviso scrivere su un giornale richiede ricerca per la verità (nell’articolo vi è il contratto in quanto le persone sono rimaste sull’argine per gran parte della manifestazione e lo può costate riguardando le immagini della rai), richiede conta di andare in profondità nei problemi (e non limitarsi a letture superficiali) e richiede di non cercare la provocazione a tutti i costi addirittura arrivando a contraddizioni (ci sono articoli in cui denuncia la scarsa partecipazione della cittadinanza ad eventi secondo Lei importanti, ma non ne ha dato la medesima lettura).

    1. David Fabrizi

      Che le persone sull’argine siano rimaste mezz’ora o un’ora non credo cambi molto. Chi s’è fermato di più ha solo curiosato più a lungo. Ma poi perché prendersela solo con i portoghesi sull’argine? Anche chi li ha contati dalla poltrona, appagato dalla diretta tv, sembrerebbe aver scansato il biglietto. Dunque chi decide quali sono le contraddizioni?

  12. gigi

    Buonasera Signor Fabrizi, La esorto ancora una volta a non fermarsi alle prime impressioni. Chi ha preferito vedere la diretta tv, ha comunque “contribuito alla causa del meeting” in quanto i dati vengono registrati da auditel. Il comportamento dei portoghesi, invece, è solamente opportunistico e parassitario. C’è chi poi, come me ad esempio, è stato in tribuna Terminillo e poi, avendo letto dei portoghesi, ha voluto andare a rivedere le immagini per appurare se la storia della mezz’ora (che sta diventando un’ora, ma che in realtà è ancora di più, a dispetto della presunta curiosità) fosse vera. Mi domando perché se l’ho fatto io (che non ho pretese di scrivere articoli) non lo ha fatto anche Lei (che ha una maggiore responsabilità scrivendo su un giornale)?

    1. David Fabrizi

      Non so se stare a cronometrare la permanenza di chi frequenta l’argine del fiume abbia a che fare più con la profondità o con la pignoleria. Mi permetta però di avanzare un sospetto: quand’anche l’accesso all’argine fosse impedito o quel punto di vista oscurato in qualche modo, il pubblico pagante non aumenterebbe di molto e neppure l’Auditel registrerebbe chissà quale picco.
      Al di là di tutta la polemica che ne è seguita, l’argomento originario del pezzo era questo. Come ogni altra manifestazione, il Meeting ha incontrato il suo pubblico. Se è stato poco, vuol dire che c’è poca gente interessata. L’essere in minoranza può dispiacere agli organizzatori e agli appassionati, ma la realtà non sempre si coniuga coi desideri, né gli sforzi sono sempre premiati dai risultati.

      Ciò detto, si può discutere del perché una manifestazione di così grande valore abbia lasciato piuttosto fredda una grossa fetta del pubblico. La mia opinione l’ho data: tra le cause c’è anche l’attuale declino della città. Ma non nel senso che il reatino non ha più neppure i 5 euro da spendere per il biglietto. Quel che mi sembra mancare è la disposizione d’animo.
      La percezione delle cose cambia in base al contesto. Il Meeting rimane un grande spettacolo sportivo, ma la città è cambiata. Nella Rieti ricca di industrie, lavoro e benessere dei decenni scorsi, aveva forse un sapore diverso rispetto a quello che assume oggi. Sbaglierò, ma di fronte all’evidente peggioramento della situazione generale, entusiasmarsi per i record può riuscire difficile.

  13. gigi

    Le propongo una chiave di lettura diversa. Sono d’accordo con Lei (mi riferisco ad altri articoli) sul fatto che nella nostra città ci sono eventi dallo scarso valore, ma credo che si possa dire che il meeting non sia uno di questi (ce ne sono anche altri naturalmente).
    Proprio per questo mi chiedo: se il problema fosse che non riusciamo a discernere e supportare eventi meritevoli per la mancanza di attenzione alla cultura e alla tradizione? I portoghesi potrebbero essere il simbolo di chi decide di non supportare uno spettacolo interessante (e il tempo di permanenza sull’argine lo dimostra), nonostante il costo del biglietto sia ridicolo. Se così fosse, il rischio di essere in caduta libera sul piano dello sviluppo culturale sarebbe alto. È solo un’altra ipotesi, ma sarebbe stato stimolante trovarla vicino a quella proposta sopra.

    1. David Fabrizi

      C’è certamente spazio per altre interpretazioni. L’articolo proponeva una lettura del problema, ma non una lettura esclusiva. Al contrario, speravo proprio si potesse intavolare in tanti una discussione come quella che andiamo facendo in due. Ma la maggior parte dei commenti – sia qui che su Facebook – mi sono sembrati più tesi a ridicolizzare chi scrive che a ragionare. Anche questo la dice lunga attorno alla «caduta libera sul piano dello sviluppo culturale della città».
      Ciò detto, chi «decide di non supportare uno spettacolo interessante nonostante il costo del biglietto sia ridicolo» può anche essere assunto come il simbolo di una certa forma di declino. Rimane da discutere sul “perché” queste persone prendano tale decisione. Si può dire che lo fanno per dispetto o per spilorceria. Può anche darsi, ma secondo me pesano maggiormente altri fattori.
      A tal proposito, forse, sarebbe anche il caso di non dar troppo peso alle persone in piedi sull’argine. Fuori dal camposcuola, del tutto indifferente al Meeting, c’era quasi una città intera.

  14. gigi

    E proprio qui sta il mestiere di fare il giornalista. Ha preferito provocare i lettori sperando in una reazione ed invece è stato percepito come superficiale o peggio: forse la prossima volta converrà proporre diverse chiavi di lettura che stimolino la riflessione.
    Saluti

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