Pirozzi al Meeting dei Giovani: «la solidarietà di tutto il Paese è stata un grande antidepressivo»

La ricostruzione? Non ha alternative. Ma ha delle condizioni. Quelle che Vasco Errani, nominato dal Governo a coordinare l’impegnativo cammino che attende il post terremoto, ha presentato ai giovani del Meeting.

Innanzitutto, la partecipazione. «Non si ricostruisce solo per competenza tecnico-professionale. Ma perché una comunità decide di darsi futuro. È il domani che dobbiamo costruire». Non ci sono solo da ritirare su case, luoghi di lavoro e palazzi pubblici. Servono dei servizi e serve un senso di comunità, altrimenti «avremo ricostruito solo le pietre e non le comunità»,

Altra condizione necessaria, la legalità, quella «fatta di regole, certificati antimafia, contrasto a criminalità, ma fatta anche di valori di riferimento». Non soltanto la legalità del codice amministrativo e penale, ma anche dell’atteggiamento delle persone che richiede uno spirito solidale: «Si costruisce se si rimette al centro la solidarietà, se si contrastano i piccoli e grandi egoismi». Quel che si sta mettendo in piedi nelle zone terremotate del Centro Italia è, ha detto Errani, «un sistema avanzatissimo, mai sperimentato per quanto riguarda l’attenzione antimafia e controllo imprese, ma non basta se non c’è spirito di solidarietà e di comunità»,

Necessario poi saper «cambiare la cultura». Occorre un’identità che non sia campanilismo «Questi paesi hanno un percorso di secoli, ma per riuscire in questa impresa bisogna assolutamente fare un salto culturale. Se vuoi costruire un futuro a questo territorio devi riuscire a costruire anche con altri territori vicini delle politiche di sviluppo compatibili con il Parco che qui c’è, valore aggiunto per l’intero territorio».

Al dibattito dedicato all’amore verso il territorio ferito non poteva mancare il primo cittadino della località simbolo stesso del terremoto. Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, ha parlato in confidenza e massima libertà dell’esperienza vissuta in questi mesi, in cui il massimo insegnamento ricevuto è «l’importanza di essere vivi» e il saper «riscoprire l’essenziale». Mesi in cui si sono scoperte «persone straordinarie. Si parla di 299 vittime del sisma, ma in realtà i morti sono 300: c’è anche Marco, volontario del Piemonte morto sulla via del ritorno».

Quella solidarietà di tutt’Italia e non solo è stata, ha detto Pirozzi, «un grande antidepressivo». E la richiesta fatta ai giovani, come a tutto il mondo del volontariato e dell’associazionismo, e di «aiutare me e la mia gente a far prevalere il noi e non l’io», di continuare in questa scuola della solidarietà che ha cambiato le persone in meglio.
«L’amore vostro fa la differenza: faremo il museo della memoria…» con le storie di Amatrice com’era e delle persone che non ci sono più, ma anche con quegli oggetti, lettere, magliette giunte da tante parti per dimostrare l’affetto.

Anche il vescovo Domenico Pompili, nel presentare l’idea, o meglio quello che è per ora solo «un sogno», della Casa del futuro che si vuole costruire nell’area dell’Opera Don Minozzi, ha ribadito che dovrà essere il frutto di una grande solidarietà. Si è avviata, ha spiegato monsignore, una collaborazione con il grande architetto Stefano Boeri. Ma è necessaria la collaborazione di tanti. «Attorno a questo sogno la diocesi di Milano, che a marzo incontrerà il papa a S. Siro, ha detto che vorrà fare la sua parte, e con Milano tante altre realtà. Dipenderà anche da qualcuno qui in mezzo a noi che ci dovrà mettere del suo».

foto di Massimo Renzi.