Pierluigi Isola e la pianta di Roma

Intitolata “Misericordiae Vultus”, è una sintesi compositiva che rispecchia l’umanesimo moderno

La rappresentazione della pianta urbica di Roma e dell’itinerario cristiano con le sette chiese principali, rappresenta una delle più antiche tradizioni iconografiche strettamente legate al Giubileo. Se le prime vedute medievali erano fortemente legate alla tradizione dei Mirabilia Urbis, dove venivano indicati i principali monumenti della Roma antica, tra Cinque e Seicento il modello naturalistico e sintetico, venne sostituito da un prototipo illustrativo più coerente e realistico, tipico della cartografia moderna. A questa tradizione si lega la pianta realizzata dall’artista Pierluigi Isola per l’Anno Santo della Misericordia.
Isola è un pittore sensibilmente legato alla città di Roma e questa profonda affinità si riversa nelle sue opere, in particolare nei paesaggi dove rappresenta il bisogno urgente di bellezza lontano dal trambusto cittadino, in quegli scorci di idilliaca serenità dove una luce chiara e intensa domina la visione. La Sinagoga, l’Isola Tiberina e piccoli angoli di quartiere, sono immersi in un’atmosfera sospesa che trasforma questi spazi in veri e propri paesaggi della memoria. Ma non si tratta di una memoria antica ed elitaria, la pittura del maestro evoca ricordi prossimi, semplici e condivisi che appartengono al tempo e alla realtà a noi vicina. Alcuni di questi paesaggi hanno lo stesso sapore e la stessa malinconica poetica dei racconti di Pier Paolo Pasolini, di quel mondo popolare e semplice non ancora corrotto dalla modernità oppressiva, luoghi simbolo di una città che viveva tra presente e passato. Non meno intensi sono i richiami alla pittura del silenzio di Giorgio Morandi; in particolare nelle nature morte. Nella cifra stilistica del maestro c’è anche una dimensione metafisica, ma il soggetto non è esclusivamente enigmatico e privo di soluzione. È il caso dell’opera dove compaiono un orologio ed un uomo. Il primo indica l’eterno presente, l’enigma dell’ora e del tempo, il secondo rappresenta invece la soluzione: è l’uomo nella duplice veste di attore del tempo, come sembra suggerire l’enorme gnomone, ma al tempo stesso è misura del tutto.
La pianta di Roma, intitolata “Misericordiae Vultus”, è una sintesi compositiva che rispecchia l’umanesimo moderno. L’immagine appare suddivisa in due parti, o in due momenti coincidenti e distinti allo stesso tempo. Debitamente congegnata è la struttura planimetrica: in una eterogenea commistione tra capriccio e veduta, il disegno si sviluppa soprattutto nella parte dove compaiono le sette chiese che sono contraddistinte nella loro configurazione monumentale. La zona inferiore presenta invece una struttura muraria convessa con al centro la Porta Santa aperta in segno di accoglienza. Nei pressi delle mura si muovono una serie di figure intente in gesti caritatevoli, si tratta di un’allegoria delle opere di misericordia. Sono proprio queste azioni che si pongono a suggello del cammino penitenziale del pellegrino e spalancano le porte del Signore. Inoltre, nella forma urbis concepita da Isola, numerosi sono i riferimenti alla storia antica e contemporanea della città, resi ora più espliciti ora più sottesi, come il richiamo ai Sacramenti. Simbolica è anche la rappresentazione di alcuni animali come i felini della Roma popolana, la colomba simbolo di pace e la lucertola, raffinato omaggio al baldacchino di Bernini. Ma su tutto domina il senso profondamente cristiano, non mirabilia o topografia, ma umanità e misericordia.