Perché nessuno pensa a liberalizzare le pompe funebri?

Da poco più di una settimana in qua sono alle prese con un interrogativo assillante. Perché mai quando si parla di liberalizzazioni nessuno pensa a liberalizzare le pompe funebri?

Sì, lo so, l’argomento si presta a varie considerazioni, la prima delle quali è che non è bene chiamarle in questo modo ma, con linguaggio più moderno, imprese di onoranze funebri. Anzi, poiché l’aggettivo suona male, in molti casi si può tralasciarlo, basta onoranze, il resto è sottinteso. La seconda considerazione, che spiega perché nessuno ci ha messo testa, neanche i nostri governanti, è che questo tipo di argomento è in grado di provocare, come pochi altri, una sorta di timore – stavo per dire reverenziale ma forse non è l’aggettivo giusto – in chi a qualsiasi titolo dovesse affrontarlo, per via del rischio, della iattura, sempre presente, di finire… coinvolti in primissima persona.

Corro questo rischio (tanto o prima o dopo…) cominciando col dire che non ho nulla contro le suddette imprese anzi le considero benemerite. Però, se ho ben afferrato il concetto, le liberalizzazioni in genere dovrebbero servire a far aumentare la concorrenza aumentando l’offerta sul mercato, quindi a far scendere i prezzi e quindi favorendo i consumatori. Qui si tratta di “consumatori” un po’ speciali, che non consumano un bel niente, ma, insomma ci siamo capiti, a tutti farebbe comodo – diciamolo papale papale – che i funerali costassero un po’ meno, specie nelle grandi città dove i prezzi sono spesso proibitivi. E come farli costar meno se non aumentando la concorrenza? Quindi, se non una liberalizzazione nel senso stretto del termine, campo libero comunque alle imprese funebri, magari incentivando i giovani a intraprendere questa attività che può riservare autentiche soddisfazioni.

Qualcuno potrebbe obiettare che in alcuni casi la concorrenza, agguerrita, è già in atto, soprattutto in città del Meridione (ma sospettiamo che la pratica sia diffusa anche al Nord) dove esiste una vera e propria gara all’accaparramento del funerale, con informatori regolarmente (per dire puntualmente) pagati, dislocati nei punti nevralgici (ospedali, cliniche, case di riposo) e di solito dipendenti di queste strutture, pronti ad avvertire la rispettiva agenzia quando “c’è il morto”. Ed è una corsa a chi arriva prima.

Ma qui si tratta di aspetti negativi che andrebbero severamente condannati, e che non favoriscono certo i “consumatori” (se vogliamo ancora chiamarli così), anzi tutt’altro. Come ci sono altre realtà in cui non è presente alcuna concorrenza, né “spietata”, né corretta, ma le tariffe funerarie sono imposte quasi in regime di monopolio – prendere o lasciare, e a chi si “lascia” in questi casi? – da imprese di onoranze che lavorano consorziate o sotto forma di aziende municipalizzate o comunque a partecipazione comunale.

Dicevamo dei giovani. Una possibilità di occupazione, un lavoro come un altro. Sì – abbiamo sentito parecchi operatori del settore –, la crisi c’è e si fa sentire pure in questo campo. La gente cerca di risparmiare anche sulle onoranze. Ma si lavora sempre. Negli ultimi tempi è diminuito il fatturato, ci hanno detto, ma non il numero dei funerali. Quello si mantiene costante.

Abbiamo preferito fare a meno di rispondere.

2 thoughts on “Perché nessuno pensa a liberalizzare le pompe funebri?”

  1. Massimiliano

    Il governo non ha liberizzato le licenze per imprese funebri perché sono già state liberalizzate 8 anni fa!!

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