Per una città del sollievo

Il premio Gerbera d’Oro 2012, assegnato all’Ospedale provinciale di Rieti dalla Fondazione Ghirotti, dal Ministero della Salute e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province a Statuto Speciale, è un risultato su cui riflettere.

Di sicuro, nella difficile situazione in cui si trova la sanità reatina, costretta ad arrancare tra mille tagli e gravi carenze di personale, testimonia un che di eroico. Riconosce un’eccellenza conseguita nonostante gli ostacoli e le difficoltà.

Ma se si parlasse solo di questo non ci sarebbe nulla di eccezionale. In fondo, data l’epoca, ogni successo viene conseguito contro un forte vento contrario.

Il pregio del premio al San Camillo De’ Lellis è un altro. Non risponde semplicemente ad un alto risultato medico, a una questione di qualità o quantità dei servizi. In queste cose ci avrebbero sorpassato facilmente altre strutture. Se è stata scelta una piccola e forse un po’ troppo bistrattata realtà di provincia, è perché il tema non è tecnico, ma innanzitutto culturale.

Di Rieti la Gerbera d’Oro riconosce la dimensione umana, la capacità di dare conforto, l’attenzione per la persona prima che per la malattia. Come un raggio di sole che rischiara un angolo in ombra, il premio mette l’accento su un tratto locale poco considerato, ci fa scoprire “Citta del Sollievo”.

Si tratta di una indicazione tutt’altro che secondaria. È vero che la fondazione Ghirotti ha guardato al lavoro svolto in campo oncologico. Ma l’attenzione ai temi socio-sanitari di Rieti è ampia, forte e strutturata. Sono tante le persone e le realtà associative che da tempo svolgono silenziosamente la loro scelta di vicinanza a chi soffre, a chi ha meno fortuna, a chi ha un inciampo. È una attitudine abbastanza diffusa da poter essere propriamente considerata uno dei caratteri più autentici e vivi della società locale.

Teniamolo presente. In questa direzione il premio potrebbe e dovrebbe essere l’occasione per acquisire una nuova consapevolezza, per uno scatto in avanti. Pare quasi invitare ad un rinnovato patto tra le associazioni, il mondo della sanità locale e le realtà istituzionali. Sarebbe un peccato se “Rieti Città del Sollievo” rimanesse un semplice slogan. Ci si intravede, infatti, una strada da percorrere. L’invito ad un progresso umano, civile e culturale della nostra realtà locale inedito e prezioso.

L’idea è lanciata, lavoriamoci insieme.