Pensioni: evitateci un altro “balletto”

Ci risiamo! Cambiano i protagonisti, ma rimane immutato il gusto della politica italica di utilizzare il mese di agosto per scardinare le poche certezze che sembra rimangano agli italiani: lo scorso anno parlavamo di Ici e Imu, e si discusse fino allo sfinimento… col risultato di ottenere la Tasi (che pare sia alla fine più alta delle precedenti imposte). Questa volta parliamo delle pensioni. Fino a pochi anni fa si sapeva “di che morte morire”: cioè si conosceva il limite per la cosiddetta “anzianità”, oppure quello per la “vecchiaia”. Le persone potevano fare i loro calcoli, decidere se uscire prima oppure rimanere più a lungo, ma il convincimento comune si basava sui “diritti acquisiti” e su una legislazione piuttosto stabile che nel tempo aveva subito alcune riforme, mantenendo comunque un suo profilo preciso.

Invece, negli ultimi giorni abbiamo appreso che la “riforma Fornero” (ultima in ordine di tempo e più severa di tutte) potrebbe essere rivista o addirittura annullata. E ancora, nel tentativo di offrire qualche posto di docente universitario o di primario a “giovani” ricercatori o medici ospedalieri, il governo aveva fissato il tetto per queste due categorie apicali a 68 anni, rendendo con ciò obbligatoria la loro messa a riposo. Naturalmente, docenti universitari e primari hanno reagito, precisando che “non sono burocrati”. Altra novità era una deroga alla stessa legge Fornero per 4mila prepensionamenti nella scuola, che avrebbe creato un pericoloso precedente. Tutte intenzioni forse lodevoli, per liberare posti di lavoro, che però non avevano fatto i conti con la Ragioneria generale dello Stato.

Ebbene, dal supremo ente contabile è venuto un brusco alt alle intenzioni del Governo: non ci sono le coperture finanziarie, questa la motivazione che già il commissario alla “spending review” Cottarelli aveva anticipato, attirandosi gli strali del primo ministro Renzi. Quindi oggi il governo ha dovuto fare marcia indietro: niente anticipo a 68 anni e niente deroga per i 4mila prepensionamenti. Resta la sensazione di un clima di incertezza che non fa bene al Governo ma soprattutto non fa bene al Paese. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro estenuante balletto sulle pensioni. Certezze cercansi disperatamente.