Pellegrino a Cagliari: “Pregherete per il Papa?” Correva il 24 aprile 1970

Papa Montini si recò pellegrino al Santuario di N.S. di Bonaria. Fu occasione di nuovi incontri. Tre in particolare: i malati, i poveri e il clero.

Un incontro che si rinnova. Così si può definire la visita di Paolo VI a Cagliari. Appena giunto in Città nelle sue parole ritorna il ricordo delle altre volte in cui visitò l’Isola: «Non è la prima volta che abbiamo avuto l’onore e la fortuna di venire in Sardegna, perché il Nostro lontano ministero tra i giovani universitari italiani ci portò qui già nel 1929 e, successivamente, nel 1932; e conserviamo tuttora di quelle due visite memoria viva e cordiale. È dunque un ritorno».
Correva il 24 aprile del 1970 quando Papa Montini si recò pellegrino al Santuario di N.S. di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna. Paolo VI in quell’occasione diede inizio alla serie di visite dei Successori di Pietro nel Santuario Mariano, dopo di lui vollero rendere omaggio alla Vergine Giovanni Paolo II nel 1985, Benedetto XVI nel 2008 e Francesco nel 2013.

La memoria delle sue precedenti esperienze, legate al tempo in cui era assistente ecclesiastico della Federazione Italiana degli Universitari Cattolici, era viva in lui, e ritornò in modo particolare nelle parole pronunciate durante l’incontro con il laicato cattolico: «Voi ci ricordate quale fu la Nostra strada nel periodo primo e più significativo della Nostra umile esistenza giovanile, del Nostro primo ministero sacerdotale».
Quel 24 aprile del 1970 fu occasione di nuovi incontri, che segnarono in maniera indelebile la memoria dei fedeli sardi. Tre in particolare segnarono quella giornata: i malati, i poveri e il clero.

Incontrando la folla di malati che lo attendeva, Paolo VI pronunciò queste parole: «Visitando il celebre Santuario, come ogni Santuario mariano, vedendo gli innumerevoli ex-voto, non si può non toccare con mano, diremmo, che veramente Maria è la speranza dei sofferenti, la salvezza degli infermi, la consolatrice degli afflitti, l’aiuto dei cristiani. Vi assista e protegga sempre questa Madre dolcissima».
Papa Montini invitò poi gli infermi a proseguire quel dialogo spirituale attraverso la comunione dei Santi: «Siamo certi che voi pregherete per il Papa, e anche per lui offrirete le vostre pene, vero? In tal modo proseguirà, oltre questo brevissimo spazio di tempo, il nostro odierno colloquio reciproco di affetto e di rispondenza».

Visitando il popolare quartiere cagliaritano di Sant’Elia il passaggio di Paolo VI assunse il valore di un dialogo intenso con i poveri. Dopo aver percorso il quartiere anche a piedi, fermandosi qualche momento a casa di una famiglia, Papa Montini ricordò l’amore speciale che si deve a chi è provato dalla povertà, in modo particolare dalla disoccupazione: «L’amore è una forza. Lo vogliamo infondere a voi questo amore cristiano, per vostro conforto, per vostra unione, per vostra speranza; ma lo vogliamo anche infondere negli altri, cioè i ricchi, i responsabili del bene pubblico, i fratelli ed i ministri della Chiesa: se tutti questi si lasciano penetrare maggiormente dall’amore cristiano, non sarebbero più facilmente e più rapidamente migliorate le vostre sorti? Senza odio, senza egoismi, senza rivoluzioni e senza ritardi».

Nella memoria della comunità ecclesiale di tutta la Sardegna rimane poi scolpito l’incontro con il clero e i seminaristi che si svolse nel Seminario Arcivescovile di Cagliari. Nel mezzo delle acque un po’ agitate di quegli anni si levò forte e chiara la voce di Papa Montini ad indicare che l’unica meta ricca di senso nella vita del sacerdote non può che essere Cristo e lo spendersi fedelmente nella Chiesa al suo servizio: «Crediamo di dovervi rispondere con una frase biblica, che riassume tutto un programma di vita: Sancti estote (Lv 11, 44). Ecco la consegna che vi affidiamo. La Chiesa oggi ha bisogno soprattutto di santi.
Purtroppo in questo tempo ci sono molte voci nella Chiesa che fanno dimenticare questo fondamentale dovere di ogni cristiano; e ciò in nome di un adeguamento ai tempi che è invece conformità allo spirito del mondo e alle sue mode, che tutto mette in discussione, che si esprime in critiche dure nei riguardi della Chiesa e per tutto ciò che essa attraverso i suoi organi ufficiali dice o prescrive, fa o si propone di fare. Sono voci suadenti che cercano di scuotere l’animo specialmente della gioventù. Diletti figli, sappiate distinguere tra il rumore di queste voci ingannevoli, la Voce per eccellenza, l’unica vera Voce che può rispondere alle vostre sante aspirazioni; sappiate tenere l’orecchio sempre attento a Colui che un giorno, in modo misterioso ma inconfondibile, vi fece sentire l’invito: Veni, sequere me».

Il filo che unì tutti gli incontri di quel 24 aprile rimase sempre quello dello sguardo di amore della Vergine Maria per i suoi figli. In un tempo, come non mancò di sottolineare Paolo VI, dove la devozione alla Madre pareva affievolirsi, era più che mai necessario invece approfondirla e viverla in pienezza.
«Se vogliamo essere cristiani – disse Papa Montini nell’omelia della S. Messa nel sagrato di N.S. di Bonaria -dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce».
Nella stessa omelia Paolo VI indicò come essenziali per la devozione mariana le vie dell’esempio e dell’intercessione: «Vogliamo essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria; ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il “tipo”. Ella è l’immagine che meglio d’ogni altra rispecchia il Signore […] la Madonna, ci apre per arrivare alla nostra salvezza in Cristo Signore: la sua protezione. Ella è la nostra alleata, la nostra avvocata. Ella è la fiducia dei poveri, degli umili, dei sofferenti».

Fedeltà alla Chiesa, amore verso i piccoli e i poveri, desiderio di una genuina testimonianza evangelica nel mondo contemporaneo: sono queste le consegne che rimangono come eredità della visita di Paolo VI a Cagliari, che continua ad essere un punto di riferimento per la comunità ecclesiale sarda anche nel tempo odierno.

Roberto Piredda – direttore “Il Portico” (Cagliari)