Pastorale sociale, un Natale di solidarietà coi lavoratori

Natale accanto ai lavoratori, per la Pastorale sociale della diocesi, con accoglienza “reciproca” tra Chiesa locale e mondo del lavoro: la Cattedrale ha accolto per una Messa speciale le forze sindacali e le rappresentanze delle aziende in crisi, mentre per due volte è stata la sala consiliare della Provincia a trasformarsi in aula liturgica e il tavolo di presidenza in mensa eucaristica.

Un modo per manifestare la solidarietà della comunità ecclesiale ai lavoratori di Risorse Sabine, la società che raccoglie tanti Lsu dell’Amministrazione provinciale che non si sa che fine dovrà fare. La celebrazione in Duomo è stata organizzata direttamente dall’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, il cui direttore, don Valerio Shango, ha invitato in particolare sindacalisti e lavoratori delle industrie in difficoltà. Lo stesso sacerdote si è poi recato due volte a palazzo d’oltre Velino per manifestare la vicinanza ai dipendenti di Risorse Sabine in stato di agitazione, presiedendo a distanza di pochi giorni la Messa in mezzo a loro. Don Shango ha invitato a non perdere la speranza, nella convinzione che «dalle crisi si può e si deve uscire».

Anche in Provincia il responsabile della Pastorale sociale ha esortato a confidare nell’aiuto di Dio e nella forza dell’unione d’intenti tra istituzioni e forze sociali: «Con l’impegno e la volontà le soluzioni si trovano», ha sottolineato don Valerio. Proprio alla vigilia di Natale, riguardo l’incerto futuro di Risorse Sabine è arrivato l’annuncio, da parte di Provincia di Rieti e Regione Lazio, dell’individuazione di un percorso comune per la salvaguardia salvaguardia dei livelli occupazionali della società “in house” per tutto il 2015.

A tale situazione, ha dichiarato poi il direttore dell’ufficio diocesano, come Chiesa locale si guarda con attenzione, rimanendo in attesa «che questa prospettiva si concretizzi con un apposito stanziamento nel bilancio della Regione Lazio», senza però dimenticare «che si tratta di una soluzione tampone. È infatti tempo di pensare ad una sistemazione definitiva per questi lavoratori: non in un’ottica assistenziale, ma perché possano mantenere le proprie famiglie contribuendo con la propria opera al benessere della collettività».

Serve la volontà «di mettere in sintonia la domanda di interventi e servizi pubblici con quella di una occupazione stabile e dignitosa, ricordando che la costruzione trasparente di vantaggi collettivi sembra essere l’unico modo per pacificare una società oramai disgustata dall’ingiustizia, dal privilegio, dal clientelismo». E al mondo politico e istituzionale l’invito «a una maggiore presenza e responsabilità, a non lasciare nella disperazione quanti si trovano sull’orlo della perdita del posto di lavoro e, insieme, a non lasciare privi di servizi quanti pagano con le tasse il mantenimento della res pubblica».

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