Pasquale Macchi. Servo fino alla fine

La testimonianza di mons. Macchi, segretario particolare del Papa, che nei primi anni del Pontificato visitava le località scelte a meta dei viaggi e gestiva di persona l’agenda papale.

Quando parlava di Paolo VI, mons. Macchi cambiava il tono della voce ed assumeva un atteggiamento che ti permetteva di capire fino in fondo quanto fosse stato affezionato a Giovanni Battista Montini e quanto era stato contento di averlo servito. Sì, di averlo servito, perché quando raccontava del periodo in cui era stato segretario particolare dell’Arcivescovo di Milano, prima e del Sommo Pontefice dopo usava proprio questa espressione: “Quando ero al servizio di Sua Santità”.
La mia conoscenza con mons. Pasquale Macchi Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, che dopo pochi mesi si trasformò in una profonda amicizia, avvenne in occasione della preparazione del Settimo Centenario Lauretano ( 10 dicembre 1994 -10 dicembre 1995). Mi volle al suo fianco come stretto collaboratore affidandomi il delicato incarico di addetto stampa dell’avvenimento che portò a Loreto molti pellegrini più o meno noti , momenti di incontro e di confronto di qualità e il Pellegrinaggio dei Giovani d’Europa: 400 giovani che pregarono con Giovanni Polo II nella lunga notte di “Eurhope”.
Paolo VI, il secondo Papa ad uscire dal Vaticano, dopo l’unità d’Italia ed il primo ad usare l’aereo non è mai stato a Loreto a differenza di Giovanni XXIII che volle affidare alla Madonna di Loreto il Concilio, di Giovanni Paolo II che vi si recò cinque volte e di Benedetto XVI.
Tuttavia era molto devoto alla Madonna di Loreto Celeste Patrona degli aviatori e dei i viaggiatori dell’aria. Così, proprio per il suo primo viaggio in aereo chiese al suo amico scultore Enrico Manfrini (Lugo, 27 marzo 1917 – Milano 16 maggio 2004) di eseguire un bassorilievo in bronzo della Vergine lauretana che fece collocare in aereo alla sue spalle, ripetendo il gesto in altri viaggi. Di questo bassorilievo ne esistono cinque copie. Due sono a Loreto all’entrata ed all’uscita del corridoio laterale che dal loggiato porta nella Basilica, che secondo la tradizione custodisce la Santa Casa di Nazareth: una accoglie i pellegrini al loro arrivo e l’altra li saluta quando partono. Delle altre tre copie, una è alla Scuola dell’Aeronautica di Loreto, una all’aeroporto di Ancona-Falconara ed un’altra nella Cappella dell’Aeronautica Militare di Milano.
Quando la Televisione italiana ha trasmesso il film: “Paolo VI – Il Papa nella tempesta ” ci sembrava di aver visto quelle scene per quanto erano particolareggiati i racconti di mons. Macchi.
Senza enfasi, ma entrando nell’argomento specifico ci parlava delle novità che Papa Montini aveva portato nella Chiesa e con dovizia di particolari, due le volle ripetere.

Tra le novità e le grandi intuizioni di Paolo VI, mons. Macchi poneva la vendita della tiara d’oro per indicare il percorso per aiutare i poveri, il dialogo con la Chiesa ortodossa e anglicana, la vicinanza al mondo del lavoro con la S. Messa tra gli operai dell’Italsider di Taranto e la solidarietà con i fiorentini alluvionati. Il grido all’ONIU: Jamais plus la guerre, con cui fece sentire il grido di dolore della Chiesa universale. La conclusione del Concilio Vaticano Secondo con la grande intuizione dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi di grande attualità in questi giorni.
Nel già citato Settimo Centenario Lauretano volle ripetere due gesti che mons. Ettore Malnati in un libro chiama “profetici” di Paolo VI: il raduno degli Zingari Rom e Sinti, la mostra degli Artisti Contemporanei.
Il raduno degli Zingari si svolse il 16/17 ottobre del 1995. “Ragione del loro pellegrinaggio a Loreto – disse mons. Macchi – è soprattutto il rinnovamento dell’impegno per la “scuola della Parola” e la consacrazione delle famiglie alla Santa Famiglia di Nazareth. Ma anche per “professare con gioia la fede in Gesù Cristo e nella Chiesa cattolica ricordando papa Paolo VI a 30 anni dal suo incontro con i Rom e Sinti il 26 settembre del 1965”. (“Il libro del settimo centenario lauretano”, pag. 64)
Ricordando l’attenzione che Paolo VI aveva per il mondo dell’arte e degli artisti mons. Macchi organizzò una mostra che riscosse notevole successo . “Abbiamo voluto invitare – affermò – una quarantina di artisti a ripensare in modo personale e autonomo i valori e i significati di una particolare manifestazione di culto (la tradizione lauretana)”.

Due momenti, tra i tanti che aveva vissuto accanto a Paolo VI, destavano in mons. Macchi un senso di grande emozione.
Il primo era in relazione alla Lettera scritta agli uomini delle Brigate Rosse per invocare la liberazione del suo caro amico on. Aldo Moro, per comporre la quale vegliò in preghiera tutta una notte.

Il secondo l’agonia e la morte del Papa.

“Alla sera – raccontava mons. Macchi – portai al Santo Padre, che era a letto, la posta della quale prese visione e smistò. Poi nel momento di congedarsi, mons. Macchi chiese al Papa se poteva essere ancora utile in qualche modo e Paolo VI gli disse: “Mi legga una pagina  di “Mon petit catechisme di Jean Guitton”.
Poi il Santo Padre gli chiese di passargli la sveglia che aveva sul comodino e che ogni mattina suonava alle 5.30 in qualsiasi parte del mondo egli si trovasse..
“Era una sveglietta che si racchiudeva in una custodia – raccontava mons. Macchi – che gli aveva regalato la madre. Vi era tanto affezionato e non l’aveva mai cambiata nonostante andasse avanti di 30 minuti ogni giorno”. Mons. Macchi che aveva notato la stanchezza del Papa si offrì per rimetterla, ma il Papa gli rispose che era un’operazione difficile da fare e che solo lui era capace di farla. Poi si salutarono.
Al mattino successivo Paolo VI incominciò a peggiorare e si misero in moto tutte le attenzioni possibili, ma a nulla valsero i tentativi: nel momento in cui spirava, la sveglietta suonò come se si fosse svegliato in Paradiso.
Mons. Macchi per seguire la causa di beatificazione di Paolo VI si dimise da Arcivescovo Prelato Pontificio di Loreto due anni prima della scadenza: un ulteriore gesto di amore verso il Padre.

Marino Cesaroni – direttore di “Presenza” (Ancona-Osimo)