Papi e conigli. Prudenza, chi era costei?

Leggo e rileggo le parole pronunziate dal Papa sull’aereo che lo riporta a Roma dopo il suo viaggio nelle Filippine e, non so perché, mi viene subito in mente una delle virtù cardinali. Prudenza, chi era costei? Si potrebbe dire, parafrasando la notissima frase del Manzoni che ha reso celebre lo sconosciuto Carneade. Eppure è definita da Aristotele prima e da San Tommaso d’Aquino poi “auriga virtutum”.

Il pontefice risponde alle domande (ovviamente provocatorie, ma altrimenti non sarebbero giornalisti….) dei cronisti sulla Humanae Vitae di Paolo VI e, come al solito, parla in modo diretto e concreto. Com’è sua abitudine.

«Alcuni credono – scusatemi la parola – che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. Io ho rimproverato una donna, alcuni mesi fa in una parrocchia, perché era incinta dell’ottavo figlio e aveva fatto sette cesarei. “Ma lei vuole lasciare orfani i sette?” – le ho detto -. Questo è tentare Dio, è una irresponsabilità. Infatti si parla di paternità responsabile».

Immagino come si sia sentita quella donna: tentare Dio. Ovvero metterlo alla prova. Quasi sfidarlo per vedere se provveda o no. Possibile? Essendo all’ottavo figlio non avrà avuto un padre spirituale a consigliarla? Se era in chiesa immagino fosse credente e praticante.

Ed ancora: «Io credo che il numero di 3 per famiglia sia quello che gli esperti ritengono importante per mantenere la procreazione, 3 per coppia. Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa sempre la Chiesa, e anche io: paternità responsabile. Come si fa questo? Con il dialogo, ogni persona con il suo pastore vede come fare quella paternità».

Rifletto: i detrattori della Chiesa le hanno sempre rimproverato di impicciarsi troppo di una “materia” così spinosa come il sesso e la procreazione. Ora arriva anche la “ricetta” del numero perfetto di figli? Anche su questo avremo “direttive”?

Sono certo che se il Papa ha detto questo avrà i suoi buoni motivi, sicuramente estrapolati dai colleghi giornalisti e poi, magari, strumentalizzati. Ma, mi chiedo: non dice san Tommaso e il catechismo della chiesa al n. 1806 che la prudenza è «la retta norma dell’azione»?

Se Papa Montini – papa straordinario ed ingiustamente dimenticato – dedicò ad un tema simile un’enciclica tanto importante, mi chiedo, ci sarà stato un motivo oppure il papato era allora ancora troppo distante dalle folle, dal popolo, dalla gente? È giusto sacrificare temi tanto importanti sull’altare della comunicazione diretta, del new deal francescano, del parlare “come la gente”, liquidandoli con poche battute e rischiando di percorrere una china assai pericolosa e strumentalizzabile?

So che incorrerò nelle critiche, se non nelle ire di molti, ma penso davvero che l’auriga, stavolta, abbia perso i cavalli, andati ognuno per proprio conto. Perchè? Provo a ragionare come fa il “mondo” ed in modo sillogistico. «Se il papa dice che non bisogna far figli come conigli ed, anzi, che il numero perfetto è 3, allora riconosce la contraccezione», penserà uno. Ed un altro: «be, se riconosce la contraccezione, allora anche la fecondazione in vitro è lecita, magari scegliendomi un donatore o un utero, se ho problemi». E un altro ancora: «l’ha detto anche il papa: 3 e basta! Magari un abortino nei primi tre mesi non è più poi tanto peccato».

Parlare come la gente è importante perché la gente finalmente torni a capire e ad amare la Chiesa: ma prima di farlo non bisogna mai dimenticare come la gente ragiona. La gente di oggi. Quella dei computer, di internet. La gente che litiga, si fidanza, si lascia su Facebook. La gente dei divorzi a go go; della convivenza; dei matrimoni fra persone dello stesso sesso; della teoria del gender; dell’eutanasia; dell’utero, ovulo, seme in affitto. Del sesso sempre, dove e comunque.

Il rischio è enorme: aprire il varco ai veri nemici della Vita, dietro i quali sempre si cela l’accusatore. Giustificare la massa. Confondere chi ancora crede.

Tutto questo non credo sia prudente.