Papa Francesco

Papa Francesco torna nel reatino: ripercorriamo le visite dei Pontefici in Valle Santa

E dunque papa Francesco torna a Greccio, quasi tre anni dopo la sua prima visita a sorpresa del 4 gennaio 2016 e quasi trentanove anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II del 2 gennaio 1983.

Questa di Wojtyla fu la prima occasione, che si ricordi, di un Papa pellegrino nel luogo del primo presepe. Ultimo atto di una giornata intera trascorsa in terra reatina, dove il vescovo Francesco Amadio lo aveva invitato a conclusione dello speciale anno francescano vissuto nell’ottavo centenario della nascita di san Francesco d’Assisi. Dopo la Messa in piazza, il pranzo in episcopio, l’incontro con le rappresentanze civili nel salone che oggi accoglie la Pinacoteca diocesana, l’elicottero papale decollò alla volta di Greccio, atterrando in quello spazio appositamente creato sotto il santuario. La foto che ritrae il Pontefice polacco in piedi, assorto, dinanzi alla grotta del primo presepe divenne un must della promozione turistica della Valle Santa. Nella chiesa del santuario, poi, Giovanni Paolo II incontrò le claustrali e le religiose, prima di affacciarsi al terrazzino dove ricevette il saluto del ministro generale dei Frati Minori, JohnVaughn, e a nome del Governo italiano del guardasigilli Clelio Darida.

«Il nome di Greccio è passato alla storia fin dal Natale 1223, da quando cioè san Francesco vi costruì il primo Presepio, mistica e popolare intuizione diffusasi in tutto il mondo, suscitando fermenti di vita cristiana», disse il Papa nel messaggio alle famiglie francescane. «Greccio, “Betlemme Francescana”, rivolge anche all’uomo di oggi, proiettato avventurosamente nello spazio, ma anche circondato da un vuoto inquietante di valori e di certezze, un messaggio di salvezza e di pace: il Verbo incarnato, il Divino Bambino vuol raggiungere e convertire anche i cuori di questa generazione, invitandoli a fare l’esperienza di un amore infinito, che è giunto a rivestirsi della nostra carne mortale per essere fonte di perdono e di vita nuova».

Sarebbero trascorsi oltre tre decenni prima di vedere di nuovo un Successore di Pietro pellegrino al santuario del Presepe. Ma stavolta niente visita ufficiale, niente comitati preparatori, niente autorità, niente folle. Solo il segreto mantenuto gelosamente dal vescovo Domenico Pompili e da un paio massimo di suoi collaboratori. In quei giorni di inizio gennaio del 2016, a Greccio erano riuniti, all’Oasi Gesù Bambino, a due passi dal santuario, i giovani della diocesi, per il primo meeting che monsignor Pompili aveva voluto nel percorso della pastorale giovanile.

La mattina del 4, dopo le Lodi, don Domenico aveva salutato i ragazzi dicendo che doveva andare a preparare una sorpresa per il momento conclusivo, dando a tutti appuntamento per il primo pomeriggio. La sorpresa fu oltre ogni aspettativa: un boato di stupore e di gioia si levò quando la bianca figura di papa Bergoglio fece il suo ingresso nella sala. In tutta segretezza, senza che nessun altro lo sapesse, il Pontefice argentino era giunto a Rieti e, dopo il pranzo in vescovado (dove i genitori di Pompili che quel giorno si trovavano lì, anche loro del tutto ignari, si videro entrare all’improvviso nell’appartamento il Santo Padre restando attoniti), aveva raggiunto Greccio, fermandosi all’Oasi per il saluto ai partecipanti al meeting.

«Vi auguro che la vostra vita sia accompagnata dalla stella e che non vi manchi l’umiltà di seguire Gesù», le parole rivolte da papa Francesco ai giovani, prima di scendere al santuario dove i frati furono colti ancor più di sorpresa. Fra Alfredo Silvestri, il giovane francescano reatino che era allora padre guardiano del convento, si trovava al parcheggio sotto il santuario con una coppia di amici quando venne raggiunto dalla telefonata del confratello incredulo: «Vieni su, subito!». Il tempo di salire, per vedere, stupito come mai si sarebbe aspettato, la figura del Pontefice già raccolto in preghiera alla grotta.

Di corsa a infilarsi il saio e prendere la chiave del cancelletto chiuso dinanzi all’altare: un ospite del genere non si poteva non farlo entrare all’interno del sacello. Le foto rubate dal capo della Gendarmeria vaticana ritraggono il Papa che bacia l’altare, prima di lasciare la scritta sul libro degli ospiti: poche righe, vergate di suo pugno, col piccolo errore nella data apposta (3 anziché 4 gennaio): «Ringrazio il Signore per questa grazia e gli chiedo di benedire la Chiesa, il vescovo di Rieti, i Frati, i fedeli… e aiutarci tutti a scoprire la stella e cercare il Bambino», firmato «Francesco».

Una consegna, quella del “seguire la stella e trovare il Bambino”, divenuta lo spunto – con la foto della scritta papale trasformata in un logo – per il progetto che verrà ben presto lanciato da monsignor Pompili con “La Valle del Primo Presepe”. Preziosa eredità per la comunità reatina dove l’azione pastorale e culturale di don Domenico non cessa di far rilevare l’impronta francescana di questa terra.

Terra che vedrà il ritorno di papa Bergoglio, nello stesso anno, proprio nel giorno di san Francesco. Il 4 ottobre 2016 il Pontefice giungerà di nuovo nel reatino, per far visita ai terremotati in quel di Amatrice, come aveva promesso. Stavolta era un evento annunciato, anche se non si sapeva la data precisa (ma dei sospetti sulla coincidenza con la festa del Poverello d’Assisi, e alcuni rumors della vigilia, avevano messo in allerta osservatori e stampa, oltre ad autorità e scolaresche).

Un giro per la cittadina distrutta dal sisma, il saluto alle autorità, il dialogo con i pompieri nel compiere un piccolo percorso all’interno della zona rossa, l’affetto verso le famiglie colpite dalla tragedia: «Semplicemente per dire che vi sono vicino, che vi sono vicino, niente di più, e che prego, prego per voi! Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi». Una puntatina anche alle scuole sistemate nei moduli in località Villa San Cipriano, dove doni e canzoncine degli alunni erano già pronti, pur senza sapere la data precisa dell’arrivo dell’atteso ospite.

Un farsi accanto in modo discreto, quasi silenzioso, come avrebbe fatto poi nel primo pomeriggio ad Accumoli, sostando in preghiera dinanzi alla inagibile chiesa parrocchiale, dopo la pausa pranzo che aveva visto Bergoglio recarsi a Borbona, in visita alla Rsa che accoglieva, tra gli altri, una sessantina di anziani amatriciani rimasti senza casa, consumando insieme a Pompili un frugalissimo pranzo.

La giornata ai piedi dei Monti della Laga (nel pomeriggio anche una puntatina al versante marchigiano, giungendo fino a San Benedetto del Tronto per incontrare i diversi abitanti di Accumoli allora sfollati sulla costa) era arrivata per papa Francesco dopo un altro momento flash che, nell’estate precedente, lo aveva già visto tornare in terra reatina. Il 9 agosto Francesco, qualche giorno dopo la sua visita alla Porziuncola di Assisi, aveva infatti trascorso uno dei suoi martedì di libertà fra Abruzzo e Lazio, con tappe in due luoghi legati al carisma francescano.

Dopo il convento di san Francesco a Carsoli (oggi abitato da un istituto religioso benedettino, le Suore Riparatrici del Santo Volto), dove aveva celebrato l’Eucaristia, ecco il Papa raggiungere, accompagnato da monsignor Pompili, il monastero di Santa Filippa Mareri a Borgo San Pietro: graditissima visita per le suore francescane che custodiscono l’eredità della “baronessa santa”, seguace della prima ora del Poverello di Assisi: le religiose, emozionatissime per l’inatteso ospite, lo avevano guidato a venerare le reliquie della fondatrice. Una visita strettamente privata, come quella compiuta pochi mesi prima a Greccio, a testimoniare testimonia l’attenzione del primo Pontefice che porta il nome del santo di Assisi verso i luoghi piccoli e periferici del francescanesimo.